L'accordo era stato firmato nel 1990, subito dopo la fine della Guerra Fredda

La Nato ha annunciato di aver formalmente sospeso la propria partecipazione al Trattato sulle forze armate convenzionali in Europa (Cfe), firmato nel 1990, dopo che la Russia ha comunicato di aver formalizzato il proprio ritiro dallo stesso. La Nato ha affermato che gli alleati aderenti al trattato intendono “sospenderlo per tutto il tempo necessario, in conformità con i propri diritti e con il diritto internazionale”. Gli Stati membri dell’alleanza, in ogni caso, restano impegnati “a ridurre il rischio militare e a prevenire percezioni errate e conflitti”.

La Nato ha aggiunto che i suoi membri continueranno a “consultarsi e valutare le implicazioni dell’attuale contesto di sicurezza e il suo impatto sulla sicurezza” dell’alleanza. L’Alleanza ritiene questa mossa necessaria perché “una situazione in cui gli Stati alleati rispettano il Trattato, mentre la Russia no, sarebbe insostenibile”. In precedenza il ministero russo degli Esteri aveva annunciato il completamento del processo di ritiro dal Cfe. “Abbiamo lasciato la porta aperta a un dialogo sulle modalità per ripristinare la fattibilità del controllo degli armamenti convenzionali in Europa”, ha affermato il dicastero russo. “Tuttavia, i nostri avversari non hanno approfittato di questa opportunità”.

La maggior parte dei 31 alleati della Nato hanno firmato il Trattato Cfe, che puntava a impedire che i Paesi dei due blocchi della Guerra Fredda potessero ammassare forze lungo i reciproci confini o in prossimità degli stessi. Firmato nel 1990 è stato ratificato solo due anni dopo. Nel 2007 la Russia ha sospeso la sua partecipazione e nel 2015 ha annunciato l’intenzione di ritirarsi completamente dall’accordo. Quest’anno entrambe le camere del parlamento russo hanno approvato un disegno di legge contro il Cfe, poi entrato in vigore a seguito della firma sul testo del presidente russo, Vladimir Putin

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