Nuove informazioni di intelligence esaminate dagli Stati Uniti indicherebbero che il sabotaggio del gasdotto Nord Stream dello scorso anno sarebbe stato compiuto da un gruppo filo ucraino. Lo riporta il New York Times. Secondo i funzionari Usa, non ci sarebbero prove di un coinvolgimento nell’operazione del presidente Volodymyr Zelensky o del suo Stato Maggiore, né che gli autori del sabotaggio abbiano agito su indicazione del governo ucraino.
Casa Bianca: “Indagini ancora in corso”
La Casa Bianca non ha commentato le indiscrezioni: il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale Usa, John Kirby, ha detto che le “tre indagini” sull’incidente “non sono ancora concluse”. “Crediamo sia stato un atto di sabotaggio”, ha detto Kirby, ma solo al termine delle indagini condotte in Europa, gli Usa valuteranno una “reazione appropriata”, ha aggiunto.
Pista ucraina secondo indagini tedesche
Le indagini investigative delle autorità tedesche sul sabotaggio al gasdotto Nord Stream non hanno ancora potuto fornire prove sugli autori delle esplosioni, ma hanno trovato delle tracce che conducono in Ucraina. Lo rivela una ricerca congiunta di Ard, Swr e Zeit. In particolare, secondo le informazioni dei media tedeschi, gli inquirenti sono riusciti a identificare l’imbarcazione che sarebbe stata utilizzata per l’operazione segreta. Si tratta di uno yacht noleggiato da una società con sede in Polonia, apparentemente di proprietà di due ucraini.
Secondo le indagini, l’operazione segreta in mare è stata condotta da una squadra di sei persone. Il gruppo sembra fosse composto da cinque uomini e una donna, ed era organizzato con un capitano, due sommozzatori, due assistenti subacquei e un medico, che avrebbero trasportato gli esplosivi sulla scena del crimine e li avrebbero depositati sul posto. Al momento non è chiara la nazionalità degli autori. I sabotatori hanno utilizzato passaporti falsificati professionalmente, che sarebbero stati utilizzati, tra l’altro, per noleggiare la barca.
Secondo le indagini, il comando è salpato da Rostock il 6 settembre 2022. L’attrezzatura per l’operazione segreta è stata precedentemente trasportata al porto in un camion per le consegne. Secondo la ricerca, gli investigatori sono successivamente riusciti a localizzare nuovamente la barca il giorno successivo a Wieck e successivamente sull’isola danese di Christiansø a nord-est di Bornholm. Lo yacht è stato quindi restituito al proprietario, ma non sono state eliminate tutte le tracce delle attività condotte dal gruppo. Secondo le ricerche, gli investigatori hanno trovato tracce di esplosivo sul tavolo della cabina.
Secondo le informazioni dei media tedeschi, un servizio segreto occidentale avrebbe inviato una soffiata ai servizi partner europei in autunno, cioè poco dopo l’esplosione, secondo cui un commando ucraino era stato responsabile del sabotaggio. Successivamente, sembra che ci siano state ulteriori indicazioni dell’intelligence secondo cui un gruppo filo-ucraino potrebbe essere stato responsabile delle esplosioni.
Anche se le tracce portano in Ucraina, gli inquirenti non sono ancora riusciti a scoprire chi ha assoldato il sospetto gruppo di sabotatori. Negli ambienti della sicurezza internazionale non è escluso che possa trattarsi anche di un’operazione ‘false flag’. Ciò significa che potrebbero anche essere state deliberatamente poste tracce che indicano l’Ucraina come colpevole. Tuttavia, a quanto pare gli inquirenti non hanno trovato prove che confermino tale scenario. Il governo ucraino e il procuratore generale tedesco che si occupa dell’indagine, hanno preferito non commentare.
Cosa è successo
Le esplosioni nel gasdotto russo Nord Stream sono state uno dei momenti di maggior tensione nel primo anno di guerra in Ucraina. Il 27 settembre vennero scoperte tre falle sottomarine nelle condotte Nord Stream e Nord Stream 2.
L’ipotesi prevalente che iniziò allora a farsi strada è che si fosse trattato di un atto deliberato, finalizzato al sabotaggio. Inizialmente, Germania, Danimarca e Svezia misero le basi per un’investigazione congiunta, che però non si materializzò a causa del rifiuto svedese.
Le autorità giudiziarie svedesi confermarono poi ufficialmente che il danno subito dai gasdotti Nord Stream e Nord Stream 2 sia stato dovuto a un atto di ‘grave sabotaggio causato da una grande quantità di tritolo, quantificabile in centinaia di chili”.

