Accuse reciproche tra Mosca e Kiev. Xi Jinping accoglie Lukashenko

Prosegue, sul campo e nelle dichiarazioni, la guerra dei droni fra Russia e Ucraina. Mosca annuncia di aver bloccato un “attacco massiccio” effettuato dall’Ucraina sulla Crimea, teatro di alcune esplosioni nella notte fra martedì e mercoledì. Secondo i russi sono sei i veicoli senza pilota abbattuti dai sistemi di difesa aerea. Accuse lanciate mentre Kiev si professa innocente per gli attacchi, effettuati sempre tramite droni, avvenuti martedì sul suolo russo. “L’Ucraina non colpisce il territorio della Russia”, afferma Mykhailo Podolyak. Il consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky precisa che Kiev sta “conducendo una guerra difensiva per de-occupare tutti i suoi territori”, mentre in Russia si stanno verificando “processi di panico e disintegrazione”, dimostrati da quelli che Podolyak definisce “attacchi interni”. Una ricostruzione dei fatti respinta al mittente da Mosca. “Non gli crediamo”, taglia corto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.

Prove di disgelo tra Washington e il Cremlino

Se fra Russia e Ucraina resta l’incomunicabilità, qualcosa potrebbe muoversi nei rapporti fra il Cremlino e Washington. Mosca infatti “non esclude” contatti con rappresentanti degli Stati Uniti a Ginevra, a margine della conferenza mondiale sul disarmo. Allo stesso tempo, il vice ministro degli Esteri Sergei Ryabkov svela che Russia e Usa “stanno discutendo il tema delle armi offensive strategiche attraverso canali riservati”. Il diplomatico russo precisa però che, in ogni caso, “fino a quando gli Stati Uniti non cambieranno il loro comportamento” non c’è “alcuna possibilità” che la decisione di sospendere la partecipazione russa al trattato Start “possa essere rivista o riesaminata”.

A Pechino l’incontro tra Xi Jinping e Lukashenko

A Pechino si è invece tenuto l’incontro fra il presidente Xi Jinping e il leader bielorusso Alexander Lukashenko. Minsk conferma il “pieno sostegno” al piano di pace proposto da Pechino. Xi, dal canto suo, conferma la sua volontà di ricerca di una “soluzione politica” del conflitto abbandonando “ogni mentalità da Guerra fredda”. Il “fulcro” della linea di Pechino – rimarca Xi – è quello di “incoraggiare i colloqui” rispettando “le legittime preoccupazioni di sicurezza di tutti i Paesi”.

A Bakhmut il fronte più caldo

Per quanto riguarda la situazione sul campo, il fronte più caldo resta quello di Bakhmut. Secondo alcuni media internazionali le forze armate di Kiev starebbero valutando, “se necessario”, un “ritiro strategico” dalla città del Donbass. Una versione smentita da un portavoce militare dell’esercito ucraino, che spiega che “a ora non esiste una decisione del genere”. E qualora la minaccia per i soldati dovesse diventare “più grande rispetto alla necessità di mantenere il territorio”, in quel caso un eventuale ripiegamento avverrebbe “in modo organizzato e senza panico”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata