L’esercito ucraino “è pronto a passare alla controffensiva di primavera”, per quanto riguarda il momento in cui avverrà “dipende anche dalla fornitura di armi occidentali“. Kiev rilancia la sua posizione nel conflitto e ribadisce di voler liberare tutto il Paese, compresa la Crimea, occupata dai russi nove anni fa. “Questa è la nostra terra – riporteremo la nostra bandiera in ogni angolo dell’Ucraina”, dice il presidente Volodymyr Zelensky. Una posizione condivisa dall’Occidente, a partire dagli Stati Uniti. “La Crimea è Ucraina”, la linea di Washington espressa dal portavoce del dipartimento di Stato, Ned Price. “Gli Stati Uniti non riconoscono e non riconosceranno mai la presunta annessione della penisola da parte della Russia”, aggiunge. Sul futuro della Crimea si esprime anche Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza Nazionale. “Ciò che accadrà lo devono determinare gli ucraini”, argomenta spiegando che il compito degli Alleati è quello di “dare loro gli strumenti per combattere e lo stiamo facendo”.
La minaccia di Putin
Da Mosca intanto risuonano le parole minacciose di Vladimir Putin. Secondo il leader del Cremlino l’obiettivo dell’Occidente è quello di “smantellare l’ex Urss e la Federazione Russa in piccole parti” per poi “metterla sotto il proprio controllo”. Per questo motivo Mosca ha deciso di sospendere la partecipazione al trattato Start. “Abbiamo bisogno di garantire la nostra sicurezza e stabilità strategica”, aggiunge facendo notare come la Russia non possa non tenere conto “non solo delle capacità nucleari degli Stati Uniti ma anche di quelle di altri paesi della Nato” che stanno cercando di infliggere una “sconfitta strategica” alla Russia e “seppur indirettamente” sono “complici” del regime di Kiev.
Il convitato di pietra del confitto in corso resta la Cina. Il direttore della Cia, Williams Burns, si dice “convinto” che Pechino stia “prendendo in considerazione” la fornitura di armi a Mosca. La Casa Bianca, tramite il consigliere per la Sicurezza, Jake Sullivan, fa sapere di aver avvertito i cinesi “in modo chiaro e a porte chiuse” delle conseguenze qualora decidessero di intraprendere questa strada mentre Berlino invita a giudicare la Cina “dalla sue azioni e non dalle sue parole”. Sul fronte diplomatico Zelensky può dirsi soddisfatto per la prima visita a Kiev del ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita dall’inizio delle relazioni diplomatiche fra i due Paesi. L’ufficio del leader ucraino fa sapere che le parti hanno firmato due documenti che formalizzano un pacchetto di aiuti da 400 milioni di dollari all’Ucraina da parte dei sauditi quantificabili in “100 milioni di dollari in aiuti umanitari e 300 milioni in prodotti petroliferi”.

