Tutto si è consumato in pochi istanti: un uomo con una mascherina nera è sbucato dal pubblico, salito di corsa sul palco, ha poi iniziato a colpire più volte con un'arma da taglio il saggista 75 di origine indiana

Tutto si è consumato in pochi istanti. Salman Rushdie sul palco del festival di Chautauqua, meta estiva nello Stato di New York, per gli appassionati di libri e letteratura. Il presentatore che inizia a introduce alla platea di circa 2.500 persone l’illustre ospite. Poi, un uomo con una mascherina nera sbuca dal pubblico, salta sul palco e inizia a colpire con un’arma da taglio lo scrittore. Sconcerto, urla, panico. L’assalitore viene prontamente fermato da un’agente di polizia presente sul posto, una decina di persone si radunano attorno allo scrittore, lo adagiano a terra, gli sollevano le gambe per fare affluire il sangue. Rushdie viene portato via, in seguito sarà messo su una barella e portato in ospedale con un elicottero. Le prime ricostruzioni parlano di ferite al collo. L’assalitore viene preso in custodia dalla polizia. Dopo l’aggressione, la governatrice dello Stato di New York, Kathy Hochul, conferma che Rushdie è ancora vivo e “sta ricevendo le cure di cui ha bisogno”. Dalla piccola cittadina a circa 90 chilometri da Buffalo, divenuta famosa per il movimento artistico nato negli anni ’70, la notizia fa il giro del mondo. Inizia la lunga serie di messaggi di solidarietà per Rushdie e di condanna del “folle gesto”.

Il pensiero di tutti va alla ‘fatwa’ che ancora pesa sulla testa dello scrittore britannico di origine indiana, oggi 75enne. Venne emanata nel 1989 dall’Ayatollah Ruhollah Khomeini, allora guida suprema dell’Iran. L’anno prima, la pubblicazione de ‘I versetti satanici’, il libro più controverso dello scrittore, aveva suscitato un’autentica sollevazione tra i musulmani più ferventi. Il testo venne bollato come blasfemo, Rushdie fu bersaglio di proteste, anche violente, nel vasto mondo islamico. A Mumbai, in India, durante una manifestazione vi furono 12 morti. Rushdie venne messo sotto protezione dal governo britannico. Khomeini morì lo stesso anno in cui pronunciò la sua fatwa, ma la sentenza di morte nei confronti dello scrittore rimase, così come rimase la taglia da 3 milioni di dollari per chi avesse messo fine alla sua vita. L’attuale leader supremo iraniano, l’Ayatollah Ali Khamenei, non ha mai annullato l’editto del suo predecessore.

Nel frattempo, dopo 9 anni trascorsi sotto stretta sorveglianza, nascosto al pubblico, Rushdie riprese timidamente le sue apparizioni pubbliche, senza però rinunciare alle sue critiche nei confronti dell’estremismo e del fanatismo religioso. “L’unico modo in cui puoi sconfiggerli è decidendo di non avere paura”, dichiarò nel 2012. Il governo iraniano ha poi smesso di concentrare le sue attenzioni sullo scrittore, ma evidentemente non tutti hanno fatto altrettanto. È del 2016 la notizia che la taglia sulla testa di Rushdie era stata aumentata di altri 600mila dollari, raccolti attraverso una sottoscrizione pubblica. Nel 2012, Rushdie pubblicò un memoriale, ‘Joseph Anton’, sulla sua vita da recluso, dopo la fatwa di Khomeini. Il titolo faceva riferimento al nome usato dallo scrittore negli anni in cui si è nascosto dalla sua condanna a morte. 

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