Il presidente dell'Indonesia da Putin con un messaggio di Zelensky. Mosca: "Occidente vuole intensificare il conflitto"
L’isola dei Serpenti torna sotto il controllo di Kiev. Ritirata delle truppe “in segno di buona volontà”, come dice Mosca, o “cacciata degli invasori”, secondo la versione di Kiev, la sostanza non cambia. Il fazzoletto di terra situato nel Mar Nero a 35 chilometri dalle coste ucraine nella regione di Odessa è un punto chiave per il controllo del mare, e con esso, per lo sblocco dei corridoi del grano. A tal proposito, mentre Vladimir Putin ribadisce che la Russia “non impedisce” le esportazioni, il ruolo chiave continua a giocarlo il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Il leader di Ankara conferma colloqui con Mosca e Kiev nel fine settimana e parla di una “road map” pronta per liberare i corridoi del grano tramite 20 navi che sarebbero “già pronte”. Pure l’Indonesia, che ospiterà a novembre il prossimo G20 a Bali, cerca di giocare un ruolo importante nella difficile partita diplomatica. Dopo essere stato a Kiev il presidente Joko Widodo si reca a Mosca dove “trasmette” un messaggio di Zelensky a Putin. Per quanto riguarda la presenza di Mosca al meeting autunnale dei ‘grandi della terra’ invece il Cremlino assicura che la Russia “parteciperà” e che sarà lo stesso presidente Putin a decidere “le modalità”, ovvero se “andare lui stesso o delegare qualcuno”. Il livello dello scontro resta comunque altissimo. Putin parla di “crimine contro l’umanità” per definire le azioni di Kiev nel Donbass mentre l’Ucraina interrompe bruscamente i rapporti diplomatici con la Siria rea di aver riconosciuto le autoproclamate Repubbliche di Donetsk e Luhansk. Sul campo prosegue la lenta ma inesorabile avanzata russa nel Donbass con gli ucraini che – spiega l’Intelligence britannica – attuano la tattica di “ritardare le battaglie e ritirare le truppe” per riorganizzarsi prima di “finire accerchiati”. Un andamento che porta inevitabilmente all’allungamento della guerra con relativi scenari foschi all’orizzonte. A lanciare l’allarme è Avril Haines, direttrice della Cia, secondo cui Mosca potrebbe fare ricorso a “strumenti asimmetrici”, come i cyberattacchi e “perfino le armi nucleari” tattiche visto che il suo esercito è “indebolito” da quattro mesi di combattimenti e appare “improbabile” che possa raggiungere gli obiettivi dichiarati da Mosca. Pronta la risposta del Cremlino che scarica sull’occidente la responsabilità del voler “intensificare” il conflitto. “Non abbiamo mai sentito appelli per la pace, né alla fine del vertice del G7, né alla fine del vertice della Nato. Al contrario, abbiamo sentito dichiarazioni su intenzioni piuttosto militaristiche”, il pensiero di Dmitry Peskov, portavoce di Vladimir Putin. Una battaglia a tutto campo nella quale a pagare il prezzo più alto sono i civili, come sottolineato dalla first lady di Kiev, Olena Zelenska che – in un’intervista a Porta a Porta – parla del 24 febbraio come della “notte che ha messo una croce sulle nostre vite in pace” mentre ora i bambini “vanno a letto con la paura” e vengono “rubati” dai russi. Al momento Kiev può solo “resistere”, grazie all’aiuto dell’Occidente, davanti a un nemico “disumano”. Un momento buio dove non c’è spazio per i sogni, come quello di “mangiare un piatto di spaghetti” perché – sottolinea Zelenska – “vorrebbe dire che si è tornati alla normalità”.
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