Luhansk ormai quasi sotto controllo russo. La Turchia annuncia uno sblocca dell'accordo sul grano
Dopo settimane di feroci combattimenti, le truppe ucraine si ritireranno dalla città di Severodonetsk, nel Donbass. Lo ha annunciato il governatore della regione di Luhansk, Sergey Haidai, parlando alla tv locale. La decisione è stata presa per evitare che i soldati vengano accerchiati dalle forze russe. “Rimanere in postazioni distrutte non ha senso: il numero dei morti sta crescendo”, ha spiegato Haidai. Le truppe ucraine hanno combattuto casa per casa prima di ritirarsi nello stabilimento chimico Azot ai margini della città, dove i soldati si sono rintanati nelle sue strutture sotterranee. Attualmente l’esercito russo controlla circa il 95% della provincia di Luhansk e circa la metà della vicina provincia di Donetsk, le due aree che compongono il Donbass.
Secondo la milizia popolare dell’autoproclamata Repubblica popolare di Luhansk, filorussa, oltre mille soldati ucraini sono stati uccisi e circa 800 si sono arresi nella regione, vicino Lisichansk e nei pressi di Gorsky e Zolote. “Molti di loro sono rimasti feriti”, ha riferito una fonte alla Tass.
A Kherson, città controllata ora da Mosca, un’auto è esplosa uccidendo un funzionario dell’amministrazione insediata dai russi. Si tratterebbe di Dmitry Savluchenko, responsabile del dipartimento Giovani, famiglia e sport. L’amministrazione regionale filorussa ha definito l’accaduto un “attacco terroristico”.
Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, è tornato ad attaccare l’Occidente nel corso di una conferenza stampa tenuta dopo i colloqui con l’omologo dell’Azerbaigian, Jeyhun Bayramov. Lavrov ha paragonato l’Unione europea e la Nato ad Adolf Hitler. “L’Unione Europea sta formando una coalizione con la Nato per combattere la Russia, proprio come fece Hitler contro l’Unione Sovietica”, ha detto il capo della diplomazia russa, “Quando iniziò la Seconda guerra mondiale Hitler radunò sotto la sua bandiera una parte significativa, se non la maggior parte, dei Paesi europei per la guerra contro l’Unione Sovietica. E ora c’è una situazione simile contro la Federazione Russa. Esamineremo tutto questo con molta attenzione”.
Mentre i negoziati tra Mosca e Kiev per un accordo di pace restano bloccati, un passo avanti sembra essere stato fatto sullo sblocco dell’esportazione di grano ucraino via mare. Il ministro della Difesa della Turchia, Hulusi Akar, ha affermato che è stato raggiunto un “consenso generale tra le parti interessate per la creazione di un centro operativo a Istanbul e l’apertura di un corridoio che consentirà al grano ucraino di raggiungere i mercati globali”.
Il presidente russo Vladimir Putin, intervenendo in videoconferenza al vertice Brics Plus, ha accusato l’Occidente di alimentare artificialmente gli isterismi sull’approvvigionamento del grano, e ha respinto le accuse secondo cui sarebbe la Russia a bloccare l’export. Inoltre ha affermato che Mosca sarà in grado di fornire 50 milioni di tonnellate di grano ai mercati mondiali.
I ministri degli Esteri dei Paesi del G7, riuniti a Berlino, hanno invece bollato la Russia come responsabile dell’aggravamento della crisi alimentare e hanno quindi chiesto a Mosca di fermare gli attacchi e di aprire i porti del Mar Nero.
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