Oleg Dulub, 56 anni, con l'Fc Lviv è uno dei protagonisti del campionato serie A ucraina di calcio
“Cosa può fare il mondo dello sport per cercare di fermare la guerra? Prima di tutto, non tacere”. A un mese esatto dall’interruzione del campionato ucraino, Oleg Dulub resta in attesa di buone notizie. Di una pace che porterebbe al sospirato ritorno alla normalità: “Tutti, nel mondo, vogliono sapere che le cose vanno bene, di un’Ucraina libera dall’aggressione russa”. Dulub, 56 anni, è uno dei protagonisti della Serie A ucraina: allena l’Fc Lviv, una delle due squadre di Leopoli. Dopo lo scoppio del conflitto si è trasferito in Polonia, con la sua famiglia. “Sto bene. Sono in contatto con la squadra, ci sentiamo quasi ogni giorno. Stanno bene anche loro”, racconta a LaPresse. “I giocatori stranieri sono tornati a casa, gli ucraini sono a Leopoli”.
Giorni di preoccupazione, nei quali si prova a guardare con ottimismo al futuro concentrandosi, per quanto possibile, sul lavoro. “Passo il tempo a prepararmi”, spiega l’allenatore. “Leggo libri, guardo partite, analizzo lo scorso periodo di preparazione pre-campionato e, ovviamente, mi tengo pronto per quando riprenderanno le competizioni. I giocatori lavorano nel nostro centro di allenamento. Ma le condizioni sono, ovviamente, molto difficili. Nessuno di noi era preparato a lavorare durante la guerra. Noi stiamo preparando i calciatori a giocare, il problema – aggiunge – è che non ci sono certezze. Nessuno sa quando il campionato ripartirà”.
Dulub è originario della Bielorussia, paese strettamente alleato con Mosca, ma ha sempre difeso l’Ucraina, dove lavora da sei anni (“Qui sono molto felice”) e elogia Zelensky (“Un grande uomo e un vero leader”). Recentemente l’allenatore ha sottolineato che “mai durante la mia carriera qui ho riscontrato discriminazioni linguistiche, indipendentemente dalla lingua che parlo”. E certe sue posizioni Dulub le ha pagate in termini lavorativi: “Prima di approdare a Leopoli, sono stato esonerato dal Krumkachy, in Bielorussia, a causa della mia posizione dopo le elezioni presidenziali del 2020 (vinte ancora da Lukashenko, ndr). L’ultima volta che sono stato nel mio paese è stato sette mesi fa”. Tornando alle cose di campo, un big del calcio bielorusso, Sjarhej Alejnikau, ha giocato in Italia negli anni ’80, con le maglie di Juventus e Lecce. “Uno dei migliori della storia del nostro paese. Centrocampista centrale, giocatore molto intelligente”, lo ricorda Tulub.
A proposito di Italia: il tecnico di Minsk è un estimatore di Sarri e Allegri e in questa stagione è avversario in campionato di Roberto De Zerbi, che guida lo Shakhtar: “Un buon allenatore, con una filosofia di gioco assolutamente comprensibile. Mi piace l’educazione tattica dei club italiani”. Tulub rivela, poi, di aver adorato Roberto Baggio e Paolo Rossi. L’eroe del Mundial ’82 è stato “un grande giocatore, uno dei migliori attaccanti della storia. L’ho odiato nel 1982 perché tifavo per il Brasile. E quella sua tripletta…”. Il Mondiale 2022, invece, non avrà tra le sue protagoniste la Russia, esclusa dai playoff. Sanzione giusta? “Sì. Tutti devono capire che non è accettabile iniziare, nel 21° secolo, una guerra nel cuore dell’Europa. Il calcio è molto più di uno sport”. Eppure, la Russia ha annunciato di voler organizzare gli Europei 2028 o 2032. “Prima, devono lasciare l’Ucraina. Poi, possono annunciare qualsiasi cosa”, taglia corto l’allenatore.
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