Il massimo tribunale inglese è chiamato nuovamente a decidere della sorte dell'attivista

Nuovo capitolo della vicenda giudiziaria di Julian Assange, l’attivista australiano fondatore del sito di “whistleblowing” Wikileaks. Dopo l’arresto dello scorso 11 aprile all’ambasciata dell’Ecuador di Londra da parte delle autorità inglesi, Washington ha nuovamente richiesto al Regno Unito l’estradizione negli Stati Uniti del giornalista. Dopo aver respinto la richiesta per la prima volta lo scorso gennaio, Il 27 e 28 ottobre la Suprema Corte inglese è stata chiamata nuovamente a decidere delle sorti del giornalista, al momento detenuto nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh, mentre una folla di sostenitori si è accalcata davanti al tribunale per manifestare in suo favore. Tra loro, presente anche Jeremy Corbyn, leader del Partito Laburista inglese: “Questo è quello che abbiamo fatto all’uomo che ha rivelato l’incredibile quantità di potere nelle mani degli Stati Uniti e in quelle di molti altri paesi del mondo. In un altro Paese sarebbe stato acclamato come informatore”, ha detto Corbyn.

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