Dalle colonne del Washington Post avvisa: "Pronto a seguire le orme di mio padre, affrontando ancora una volta i talebani"

“Scrivo oggi dalla valle del Panshir, pronto a seguire le orme di mio padre, con i combattenti mujaheddin che si preparano ad affrontare ancora una volta i talebani”. Si presenta così dalle colonne del Washington Post del 18 agosto Ahmad Massoud, figlio dell’eroe della resistenza contro i sovietici, prima, e contro gli studenti barbuti, poi, Ahmad Shah Massoud, conosciuto come il Leone del Panshir. L’eredità del padre, figura leggendaria della valle simbolo del movimento anti-talebano, ora passa al figlio 32enne, maggiore di sei fratelli. Ahmad ha solo 12 anni quando suo padre, leader dell’Alleanza del Nord che collabora con gli Usa dal 2001, viene assassinato in una cospirazione ordita da al-Qaeda e dai talebani, due giorni prima degli attacchi dell’11 settembre.

Nato nel 1989, pur non essendo estraneo alle vicende travagliate del proprio Paese, Massoud ha una cultura accademica internazionale. Dopo aver completato la sua istruzione scolastica in Iran, studia all’accademia militare britannica di Sandhurst e si laurea al King’s College di Londra nel 2015 per poi conseguire, l’anno successivo, un master in politica internazionale all’Università di Londra.

Gli occhi ora sono puntati su di lui e sulla pittoresca valle nella quale è arrivato anche il vicepresidente Amrullah Saleh, il quale si è dichiarato presidente ad interim dopo la fuga di Ashraf Ghani. In un video pubblicato sui social qualche giorno fa si vedono i combattenti sfilare a bordo di motociclette. Massoud lancia un appello ai Paesi occidentali perché forniscano loro armi con cui resistere e, citando Roosevelt, ricorda che “l’America può ancora essere un grande arsenale di democrazia”. “Abbiamo scorte di munizioni e armi che abbiamo pazientemente raccolto fin dai tempi di mio padre, perché sapevamo che questo giorno sarebbe potuto arrivare”, aggiunge, sottolineando che “se i talebani dovessero sferrare un attacco, affronteranno una strenua resistenza da parte nostra”.

Il Panshir, letteralmente ‘Cinque leoni’, è l’ultima fortezza anti-talebana. Tuttavia, è circondata da province ormai in mano agli estremisti e la resistenza potrebbe non essere facile. “Il Panshir rimane un grande punto interrogativo: è l’unica zona del Paese dove i talebani non hanno messo piede ed è gestita dalle persone che abitano la valle, che si sono auto organizzate per la difesa del territorio. In questo momento non ci sono scontri, ma stiamo cercando di organizzare l’ospedale per far fronte a un flusso importante di feriti di guerra nei prossimi giorni”, ha detto Alberto Zanin, coordinatore medico di Emergency dell’ospedale di Kabul. “Ci possiamo aspettare una reazione della comunità locale – aggiunge – in questo momento c’è una sorta di guerra fredda con i talebani che non entrano nella valle: ci aspettiamo possibili scontri”.

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