Il presidente Ghani: "In corso consultazioni per evitare instabilità e violenze"

 L’avanzata dei talebani è inarrestabile. I mujaheddin hanno preso il controllo di altri capoluoghi di provincia (19 in totale su 34) arrivando a soli 11 km da Kabul. Secondo indiscrezioni filtrate sui media statunitensi l’amministrazione del presidente Joe Biden si starebbe preparando alla caduta della capitale e al ritiro dei rappresentanti diplomatici. Ipotesi, quella dell’evacuazione dell’ambasciata, presa in considerazione anche dall’Italia.

In giornata il presidente Ashraf Ghani, sempre più indebolito dall’offensiva dei talebani, ha parlato alla nazione, riferendo che sono in corso consultazioni “dentro e fuori il governo, con leader politici e partner internazionali”, per evitare instabilità e violenze. La priorità è mobilitare l’esercito, ha aggiunto promettendo poi che verrano evitati ulteriori spargimenti di sangue. Il presidente ha quindi ringraziato le forze afghane per il loro coraggio nel difendere il Paese e ha detto che non permetterà che vengano cancellati i progressi fatti negli ultimi 20 anni, da quando Washington ha rovesciato il governo degli estremisti.

Ma nelle stesse ore in cui è stato trasmesso il videomessaggio del presidente, i talebani hanno continuato la loro avanzata, prendendo il controllo di Sharana, il capoluogo della provincia di Paktika, nel sud-est, di Logar, e attaccando la città settentrionale di Mazar-e-Sharif. Secondo la legislatrice della provincia afghana di Logar, Hoda Ahmadi, i talebani hanno raggiunto il distretto di Char Asyab, a 11 chilometri a sud di Kabul. I mujaheddin hanno poi diffuso un video in cui viene annunciata la presa della principale stazione radiofonica della città meridionale di Kandahar, ribattezzata ‘Voice of Sharia’. Nella clip un insorto afferma che tutti i dipendenti avrebbero trasmesso notizie, analisi politiche e recitazioni del Corano, il libro sacro dell’Islam. La stazione non dovrebbe più riprodurre musica.

Intanto è arrivato a Kabul un altro gruppo di marines dagli Usa che fa parte dei 3mila uomini fatti ritornare da Washington in Afghanistan per garantire l’evacuazione di parte del personale dell’ambasciata e degli afghani che hanno collaborato con gli Stati Uniti nella guerra ventennale. La mossa, decisa in poco tempo dagli Usa, ha fatto dubitare sul fatto che il completamento del ritiro del contingente militare statunitense avverrà entro la data del 31 agosto, indicata in precedenza dal presidente Biden. Ma, secondo quanto riportato da Axios, anche i marines dovrebbero lasciare il Paese il 31 agosto. Non solo, secondo il sito di notizie, l’amministrazione Biden si starebbe preparando alla caduta di Kabul sotto il controllo dei talebani e al ritiro dei rappresentanti diplomatici statunitensi in Afghanistan.

Anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, in un’intervista al Corriere della Sera ha annunciato che l’Italia, riguardo all’ambasciata a Kabul, si sta preparando “ad ogni evenienza, anche quella dell’evacuazione”. Ma, ha detto il titolare della Farnesina, il popolo afghano non verrà abbandonato. Parlando della rapida avanzata degli insorti, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha affermato che “le nuove istituzioni afghane, le loro leadership, e la tenuta delle forze armate si sono rivelate molto meno forti di quanto era stato previsto e analizzato”. “I talebani”, ha rimarcato, “hanno conquistato intere province praticamente senza combattimenti e credo che questo sia un tema che dovrà essere oggetto di una forte discussione e di una riflessione rispetto ai nostri impegni internazionali”. Sul fronte del rimpatrio di chi ha collaborato con l’Italia, Guerini ha riferito che sono già arrivati nel nostro Paese “228 tra collaboratori e loro familiari”.

Per velocizzare le procedure burocratiche per il rientro in Italia, le procedure di rilascio del visto per tutti gli afghani presenti nelle liste che sono state stilate dal ministero della Difesa e dal ministero degli Esteri, e che hanno superato lo screening di sicurezza del Viminale, non dovranno più essere effettuate nell’ambasciata a Kabul, ma direttamente in Italia.

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