Al decimo giorno di conflitto, Israele conferma le sue intenzioni a proseguire lo scontro con Hamas: "Sono determinato a continuare questa operazione fino al raggiungimento dell'obiettivo: riportare pace e sicurezza a voi, cittadini di Israele"

Al decimo giorno di conflitto, Israele conferme le sue intenzioni a proseguire lo scontro con Hamas: “Sono determinato a continuare questa operazione fino al raggiungimento dell’obiettivo: riportare pace e sicurezza a voi, cittadini di Israele”. Lo ha dichiarato il premier israeliano Benjamin Netanyahu, dopo che il presidente statunitense Joe Biden, in una telefonata gli ha detto “che si aspetta oggi una significativa riduzione dell’escalation sulla via del cessate il fuoco“. 

La telefonata con il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha chiesto una “significativa de-escalation” al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, dopo 10 giorni di pesanti combattimenti tra israeliani e palestinesi. È la pressione pubblica più forte di Biden sull’alleato, in cui il presidente ha chiesto a Netanyahu in una telefonata di spostarsi verso “il percorso per un cessate il fuoco“. I due leader, come riporta una nota della Casa Bianca, hanno avuto una discussione dettagliata sullo stato degli eventi a Gaza, sui progressi di Israele nel ridurre le capacità di Hamas e di altri elementi terroristici e sugli sforzi diplomatici in corso da parte dei governi regionali e degli Stati Uniti.

Il botta e risposta potrebbe complicare gli sforzi internazionali per raggiungere un cessate il fuoco. Nel frattempo, Berlino ha confermato che il ministro degli Esteri Heiko Maas sarà domani (giovedì) in Israele e a Ramallah, per incontrare la leadership di entrambe le parti. La Francia ha inoltre parlato di “discussioni molto intense” con gli Usa su una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, proposta dal Parigi in coordinamento con Egitto e Giordania, che mira al cessate il fuoco. Sinora, gli Usa si sono opposti, insistendo che non servirebbe. Dietro le quinte continuano poi a lavorare i negoziatori egiziani, e un diplomatico ha fatto sapere che si attende la risposta di Tel Aviv a una proposta di cessate il fuoco.

Mentre la diplomazia non decolla, Israele ha continuato a colpire obiettivi nell’enclave sotto blocco con raid aerei, mentre i militanti palestinesi hanno bombardato con razzi. E in un nuovo segnale di potenziale escalation, dal Libano sono stati sparati razzi sul Nord dello Stato ebraico. Il timore è che Hezbollah possa entrare nel conflitto, sebbene l’attacco non sia stato rivendicato e il movimento sciita sia sinora rimasto ‘fuori’ dagli scontri. Improbabile però che razzi possano essere stati esplosi senza il suo consenso, quindi potrebbe trattarsi di un avvertimento politico sul fatto che potrebbe ‘attivarsi’ in ogni momento.

Le vittime a Gaza e Israele

Il ministero della Salute della Striscia di Gaza ha fatto sapere che il numero dei palestinesi uccisi in dieci giorni di conflitto dagli attacchi israeliani è salito a 227, fra cui 64 bambini e 17 anziani. Sono 1.620 i palestinesi feriti. Gli aerei militari di Israele hanno colpito anche un edificio in cui nella Striscia di Gaza si trovavano tre militanti di Hamas, secondo una dichiarazione delle forze armate. Il raid è avvenuto nella notte, riferiscono i media israeliani. Hamas e Jihad islamico hanno confermato l’uccisione di almeno 20 combattenti, mentre Israele parla di 130. I palestinesi fuggiti dalle proprie case sono 58mila, mentre la situazione umanitaria è sempre più drammatica, con mancanza di acqua potabile, carburante, farmaci. Dodici i morti in Israele, tra cui due minori e un soldato

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