Il segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, e l'inviato Hady Amr, hanno intanto fatto sapere di essere entrati in contatto con i leader palestinesi e arabi, tra cui i ministri degli Esteri di Marocco e Bahrain, mentre l'Egitto guida la diplomazia per tentare di metter fine al conflitto

Dopo otto giorni di conflitto, in cui sono stati uccisi più di 200 palestinesi e 12 israeliani, le violenze non accennano a diminuire e una soluzione non sembra in vista. I ministri degli Esteri dell’Unione europea hanno chiesto un cessate il fuoco immediato: la fine degli attacchi aerei da parte delle Forze armate israeliane e dei lanci di missili di Hamas e altre fazioni militanti palestinesi. I feriti palestinesi sono più di 1.400, i bambini uccisi 62, i danni nella Striscia di Gaza spaventosi. Dopo aver presieduto l’incontro in videoconferenza, l’alto rappresentante Josep Borrell ha parlato di intesa tra gli Stati membri: “La priorità è l’immediata cessazione della violenza e l’applicazione di un cessate il fuoco“. Poi ha guardato più a lungo temrine: “Dobbiamo ripristinare un orizzonte politico, esplorando lo spazio per un nuovo impegno tra le parti”, mentre misure per costruire fiducia potrebbero aprire la via “al potenziale rilancio del processo di pace, in stallo da troppo tempo”. Nell’intervento di Borrell, anche una nota di politica interna al blocco: ha tenuto a precisare che l’Ungheria è stata l’unico Paese a non approvare il testo.

Il segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, e l’inviato Hady Amr, hanno intanto fatto sapere di essere entrati in contatto con i leader palestinesi e arabi, tra cui i ministri degli Esteri di Marocco e Bahrain, mentre l’Egitto guida la diplomazia per tentare di metter fine al conflitto. La Casa Bianca sinora si è astenuta dal criticare pubblicamente Israele, e non ha inviato diplomatici di alto livello, bloccando invece una dichiarazione proposta al Consiglio di sicurezza per chiedere la fine della crisi. Per la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, la posizione degli Usa si riassume in “diplomazia silenziosa e intensa”. Blinken ha inoltre dichiarato di aver ricevuto informazioni da Israele sul raid che ha abbattuto la torre dei media a Gaza City, dove avevano sede gli uffici di Associated Press. Il presidente di quest’ultima, Gary Pruitt, ha chiesto un’indagine indipendente.

La retorica resta incendiaria e bellicosa. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato: “Li abbiamo riportati indietro di molti anni, sono sicuro che impareranno la lezione”. E il ministro della Difesa, Benny Gantz, ha aggiunto: “Abbiamo altre migliaia di bersagli” e “molti piani per continuare a colpire Hamas, i combattimenti non si fermeranno fino a quando non raggiungeremo una calma completa e a lungo termine”. Negli ultimi sviluppi, un razzo lanciato dall’enclave sotto blocco ha ucciso due lavoratori thailandesi, ore dopo che un raid israeliano aveva abbattuto un palazzo di sei piani. Nel frattempo, i palestinesi in tutta la regione hanno protestato contro lo Stato ebraico e rispettato uno sciopero generale, in una rara dimostrazione di unità. La violenza è scoppiata in Cisgiordania, anche a Ramallah, dove centinaia di palestinesi hanno bruciato pneumatici e lanciato sassi contro i soldati israeliani, che hanno risposto sparando. Negli scontri a Ramallah, Betlemme, Hebron e altrove, secondo il ministero della Salute palestinese, una persona è stata uccisa e 70 ferite, 16 da spari. Le Idf hanno parlato di due soldati feriti da spari alle gambe.

Nella Striscia di Gaza, i raid continuano a distruggere infrastrutture e lasciare montagne di macerie, mentre la già precedentemente difficile situazione umanitaria dei 2 milioni di abitanti peggiora. Non c’è acqua potabile, la corrente elettrica e il carburante scarseggiano, così come le forniture mediche. Gli sfollati dalle proprie case sono oltre 47mila. Diciotto gli ospedali distrutti dai raid israeliani, secondo l’Oms, mentre mancano i farmaci essenziali. Aiuti sono arrivati a tratti dal valico di Rafah, con l’Egitto, e nelle brevi aperture concesse da Israele, ma non sono sufficienti a coprire le esigenze.

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