Il Cremlino respinge le accuse: "Dall'Occidente isteria esagerata"
Una nuova ondata di proteste ha travolto la Russia dopo la sentenza di condanna a 2 anni e 8 mesi di carcere per l’oppositore Alexei Navalny. La polizia ha arrestato oltre 1.400 manifestanti, di cui 1.145 nella sola Mosca e 248 a San Pietroburgo. Il Cremlino, attaccato su più fronti dall’Occidente e dalle organizzazioni internazionali, ha difeso la sua posizione definendo ‘giustificate’ le misure dure adottate delle forze dell’ordine contro le manifestazioni non autorizzate, e ha respinto le critiche definendole “isteriche”. Intanto il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha parlato con gli alleati europei riservandosi il diritto di rispondere, su eventuali sanzioni, in qualsiasi momento.
“Grazie per essere scesi in strada, grazie di scrivermi e di chiedermi come sto”, ha scritto su Instagram Yulia Navalnaya, la moglie del dissidente, “ci sono così tante persone buone, forti e giuste che supportano Alexei e me che non c’è modo di fare un passo indietro e non c’è nulla da temere”, “cinceremo comunque”, ha promesso.
Parlando in tribunale, Navalny ha definito le accuse contro di lui come guidate dalla “paura e dall’odio” del presidente Vladimir Putin, dicendo che il leader russo passerà alla storia come un “avvelenatore”. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, rispondendo a una richiesta di commento sulle parole dell’attivista, ha detto che non spetta a Navalny determinare il posto di Putin nella storia.
La condanna al carcere e la dura risposta della polizia alle proteste pacifiche hanno suscitato dure critiche da parte degli Stati Uniti e dell’Unione europea. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha esortato Mosca a liberare immediatamente Navalny e coloro che sono stati arrestati durante le proteste. Il presidente francese Emmanuel Macron ha definito la condanna dell’attivista “inaccettabile”. Mentre il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert, ha ribadito l’appello della cancelliera tedesca per l’immediato rilascio di Navalny e la fine della repressione della polizia contro i manifestanti antigovernativi. Seibert ha detto ai giornalisti che la sentenza del tribunale di Mosca è “lontana dai principi dello stato di diritto”, basata su una precedente condanna dell’oppositore che la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva ritenuto “arbitraria”. Gli stessi appelli sono stati condivisi dall’Alto rappresentante per gli Affari esteri dell’Unione europea, Josep Borrell.
Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha respinto le richieste come “arroganti e improprie”, affermando che Mosca non sarà smossa dagli “isterismi” occidentali. Il capo della diplomazia ha difeso la risposta della polizia russa alle proteste, definendola molto più mite di altre azioni intentate dalle forze dell’ordine dell’Occidente. Dello stesso avviso il portavoce del Cremlino Dimitry Peskov, che ha definito la repressione “giustificata”. Rispondendo alle domande dei giornalisti, Peskov ha respinto l’ipotesi che la condanna di Navalny possa avere ripercussioni in vista anche delle elezioni parlamentari di settembre. “La situazione politica nel paese è piuttosto sfaccettata”, ha detto il portavoce, “è improbabile” che la sentenza abbia su questa “un effetto significativo”.
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