Al vaglio la possibilità di rimuovere il presidente dall'incarico nel caso non lo si riconosca in grado di adempiere ai suoi doveri
A meno di due settimane dal termine del mandato di Donald Trump, alla luce del caos scoppiato in Campidoglio con l’assalto dei sostenitori da lui incitati, circola l’ipotesi che la permanenza del tycoon alla Casa Bianca possa essere accorciata con una sua rimozione dalla presidenza. L’opzione che alcuni repubblicani pare stiano valutando è quella di applicare il 25esimo emendamento della Costituzione, che prevede la possibilità di rimuovere un presidente dall’incarico nel caso non lo si riconosca in grado di adempiere ai suoi doveri. Alcuni membri del Congresso hanno chiesto un 2° impeachment per Trump, eventualità che se andasse a buon fine gli impedirebbe di ricandidarsi alla presidenza, ma questa opzione pare improbabile visti i tempi ristretti prima del 20 gennaio, data dell’insediamento di Joe Biden (il repubblicano ha già subito un processo di impeachment per l’accusa di avere chiesto all’Ucraina di indagare sul rivale Dem Biden e sul figlio Hunter, ma il Senato non lo ha rimosso dall’incarico).
COSA DICE IL 25° EMENDAMENTO – Il 25esimo emendamento della Costituzione Usa regolamenta ‘disabilità e successione del presidente’ e individua quattro casi di possibile avvicendamento: la morte del presidente; le sue dimissioni; l’eventualità in cui il presidente comunichi al Parlamento di non essere temporaneamente in grado di adempiere ai suoi doveri; infine l’eventualità presa in considerazione in queste ore, prevista dalla ‘sezione 4’, cioè una rimozione su iniziativa del vice presidente e di una maggioranza di membri del Gabinetto.
COSA SUCCEDEREBBE IN QUESTO CASO – In questo caso, dunque, la condizione per applicare la ‘sezione 4’ del 25esimo emendamento sarebbe che il vice presidente Mike Pence e una maggioranza dei membri del Gabinetto concludessero che il presidente Trump è “incapace di adempiere ai poteri e ai doveri del suo incarico”. Eventualità tutt’altro che scontata. Se succedesse, dovrebbero metterlo per iscritto e mandare il testo ai leader del Congresso. A quel punto Pence diventerebbe immediatamente presidente pro tempore (il tycoon tecnicamente avrebbe ancora il titolo di presidente, ma non potrebbe esercitarne i poteri). Trump avrebbe tuttavia la possibilità di contestare la decisione, mandando una lettera al Congresso. Pence e il Gabinetto avrebbero allora 4 giorni di tempo per rispondere e ribadire la propria posizione. L’ultima parola spetterebbe al Congresso, che secondo la Costituzione ha 21 giorni di tempo per pronunciarsi e, per mantenere in carica come presidente Pence, dovrebbe approvare la decisione con una maggioranza dei due terzi (in genere, scrive la Cnn, 67 senatori e 290 deputati). Nel caso specifico, dal momento che mancano pochi giorni al termine del mandato di Trump, questo significa che il Congresso potrebbe non esprimersi e dunque Pence e una maggioranza di ministri hanno in mano la possibilità di togliere il potere a Trump.
LA ‘SEZIONE 4’ NON È MAI STATA APPLICATA – Il 25esimo emendamento è stato introdotto nel 1967, dopo essere stato proposto sull’onda dell’omicidio del presidente John F. Kennedy del 1963. La ‘sezione 4’, cioè quella che Pence potrebbe invocare adesso, finora non è mai stata utilizzata.
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