Il ministro degli Esteri commenta anche il presunto allarme terrorismo legato al conflitto nel Paese: "Non è un'emergenza nuova, scenario possibile ma non abbiamo elementi precisi". Ma Trenta: "Il pericolo che aumentino gli sbarchi è reale"

Il nuovo conflitto libico potrebbe dare il via a una nuova ondata migratoria. Secondo il premier Serraj potrebbero essere addirittura 800mila. Per il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, tuttavia, questo numero sarebbe eccessivo e non supportato da dati verificabili. "Ci siamo chiesti tutti da dove venisse questa cifra, è una cifra esorbitante rispetto ai numeri estremamente inferiori che ci risultano di migranti in senso stretto, quindi provenienti da altri stati e che si trovano in Libia attualmente", ha detto a Circo Massimo, su Radio Capital. Per Moavero "siamo nell'ordine di qualche migliaio" e "una cifra di quella portata, ammesso che sia una cifra da prendere seriamente, sembrerebbe immaginare un esodo anche di stessi libici in fuga dalle situazioni di guerra. A noi non risulta. E per avere elementi fattuali c'è un punto importante: la Libia ha già attraversato anni fa una fase di guerra molto pesante, e non ci furono mai flussi della portata di cui parla Serraj".

Il ministro ha commentato anche l'allarme lanciato da Matteo Salvini a proposito di un possibile arrivo di terroristi tramite i barconi, eventualità che ha spinto il Viminale a diramare una direttiva indirizzata in particolare alla nave Mare Jonio della Mediterranea Saving Humans. "Rispetto a questo, bisogna dire che non è una questione interamente nuova. Se si dovesse aggravare la situazione, potrebbero esserci situazioni più acute ma non si tratta di un'emergenza nuova", ha spiegato Moavero. "Sappiamo che in Medioriente ma anche in Nord Africa ci sono dei nuclei estremisti, quindi il controllo è sempre stato molto attivo nei confronti di questa eventualità. Non è una novità di queste ore la possibilità che nei barconi si nascondano anche malintenzionati particolari e terroristi. Aggravandosi la situazione emergenziale, è chiaro che ci sia una maggiore attenzione". Moavero ritiene "possibile che esista un patto fra jihadisti e scafisti, ma non ci sono elementi precisi. Si tratta di organizzazioni che talvolta possono colludere, talvolta possono agire in maniera indipendente. I vari scenari sono possibili, per questo siamo attenti a tutti i livelli".

Sempre Salvini ha detto che in Libia ci sono 'scontri' e non 'guerra': "Sulla questione della terminologia, io credo che le immagini che riceviamo e le notizie che vediamo tutti ci fanno vedere dei combattimenti, dopodiché li possiamo definire in tutte le maniere. Negli ultimi 12-13 giorni è successo in Libia qualcosa che nessuno si augurava che potesse succedere, sono riprese delle operazioni di carattere militare", ha chiarito il titolare degli Esteri, "esistono componenti diverse che cercano loro e cerchiamo, noi ma anche altri Paesi della comunità internazionale e le Nazioni Unite, di far andare d'accordo. Purtroppo la situazione può degenerare, e in questo momento siamo in una di queste fasi. Il nostro obiettivo però rimane estremamente univoco: crediamo fermamente che la soluzione militare non sia una soluzione, sappiamo bene che si possono vincere battaglie o anche guerre ma non è detto che si vinca la pace, mentre noi desideriamo avere una Libia stabilizzata, pacificata, che intraprenda quel cammino di democrazia a cui ogni popolo ha diritto. L'auspicio è che cessino i combattimenti e si torni sul percorso di una soluzione politica. Il percorso Diplomatico con la D maiuscola non è sfuggito di mano: è in atto ed è l'unica vera via di soluzione quando ci sono combattimenti sul terreno", ha concluso.

Trenta – Della situazione in Libia ha parlato anche la ministra della Difesa, Elisabetta Trenta. "Il pericolo che possano aumentare gli sbarchi è reale ed esige una soluzione di ampio respiro regionale ed europeo, ha dichiarato durante il question time alla Camera". Occorre, quindi, "scongiurare una crisi umanitaria, che sarebbe devastante per il popolo libico e che potrebbe avere ricadute anche sul nostro Paese".

"A chi prospetta un impegno militare di qualsiasi tipologia o natura, rispondiamo che non ripeteremo gli errori del passato e non sosterremo nessun ipotetico impegno unilaterale di altri Paesi", ha poi sottolineato la ministra. "Siamo pronti a fronteggiare ogni possibile ulteriore aggravamento della situazione, grazie al dispositivo di sorveglianza dell'operazione Mare sicuro".

"Il bilancio aggiornato dell'Oms sugli scontri ammonta a 174 morti e 756 feriti", ha annunciato in aula Trenta, spiegando che nonostante prosegua l'impegno dei nostri contingenti verso le popolazioni, "gli ultimi sviluppi sono motivo di forte preoccupazione per il governo italiano, impegnato per un immediato cessate il fuoco". Per la responsabile della Difesa "l'imperativo è scongiurare una crisi umanitaria, devastante per il popolo libico e che potrebbe avere ricadute anche sul nostro Paese", ma "non esiste soluzione militare" per la crisi libica. Perché "la definitiva pacificazione e stabilizzazione Libia solo con soluzione politica concordata con tutti gli attori libici".

Missili su Tripoli – Nel frattempo almeno due civili sono morti a causa di alcuni missili lanciati su Tripoli. Lo riferiscono i servizi di emergenza della capitale libica. Altre quattro persone sono rimaste ferite, ha detto un portavoce dei servizi di emergenza, Osama Ali, che ha descritto il bilancio come ancora solo "preliminare". Le esplosioni fanno parte dell'offensiva lanciata all'inizio di questo mese da Khalifa Haftar per prendere Tripoli.

Almeno sette potenti esplosioni hanno scosso il centro della città. Poco dopo, hanno riferito testimoni, colonne di fumo sono state viste sopra il distretto di Abu Salim, a sud di Tripoli, colpito da numerosi razzi. È la prima volta che il centro di Tripoli viene colpito negli attacchi.

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