L'ex militare di destra, che ha conquistato il Paese, durante la campagna elettorale aveva confermato l'intenzione, in caso di vittoria, "di procedere all'immediata estradizione" del terrorista rosso italiano
Un "regalo", una "promessa". Cesare Battisti, terrorista rosso italiano, condannato all'ergastolo nel 1993 in Italia per quattro omicidi e per complicità in omicidio, per fatti risalenti alla fine degli anni '70, è stato il convitato di pietra durante tutta la campagna elettorale di Jair Messias Bolsonaro. E ora che l'ex militare di destra ha conquistato il Brasile, l'Italia, capeggiata dal leader della Lega e ministro dell'Interno Matteo Salvini, non attende altro che l'annuncio diventi realtà.
Nei giorni scorsi il papabile nuovo presidente, creando un trambusto mediatico in un tweet, aveva confermato la sua intenzione, in caso di vittoria, "di procedere all'immediata estradizione" di Battisti "adorato dalla sinistra". Aveva così ricambiato gli endorsement del leader del Carroccio che anche all'opposizione non aveva mai mollato sull'espulsione del 64enne, originario di Latina.
Per il momento, Battisti non appare affatto preoccupato. Rilanciando la palla, aveva infatti sostenuto di essere sereno perché Bolsonaro "non ha niente a che fare con la questione, non è lui che decide". Su questo Battisti dice la verità: infatti sulla sua sorte, (lo status di rifugiato politico gli è stato concesso dall'ex presidente Lula De Silva, oggi in carcere) si deve esprimere l'Stf, il Supremo Tribunale Federale. Il governo brasiliano del presidente uscente Michel Temer aveva già manifestato un anno fa la sua intenzione di estradare Battisti in Italia, ma la Corte suprema brasiliana, che a ottobre del 2017 doveva decidere se l'estradizione fosse legale, alla fine aveva rinviato la decisione sine die per motivi tecnici. Temer era intervenuto dopo che il terrorista era stato fermato alla frontiera con la Bolivia, mentre cercava di espatriare portando con sé un'ingente somma di denaro, oltre il limite consentito. L'ex presidente di sinistra, Luiz Inacio Lula da Silva, nell'ultimo giorno del suo mandato nel 2010, aveva respinto la richiesta di estradizione di Battisti, decisa all'epoca dalla Corte suprema, per decreto. Un decreto che la difesa di Battisti considera irrevocabile. Ora tutto verrà rimesso in discussione e l'Italia giallo-verde attende che venga mantenuta la 'promessa'.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata