La valuta ora si muove a 6,1418 con un rialzo del 3,17%

La Banca centrale della Turchia sfida il potente presidente Recep Tayyip Erdogan. L'Istituto centrale ha deciso di alzare il tasso di interesse chiave di ben 6,25 punti percentuali al 24% dal precedente 17,75%. Si tratta di un ritocco nettamente più alto rispetto al 21% finale pronosticato dagli analisti. Ma soprattutto di una stretta che non sarà piaciuta al 'sultano'.

Erdogan ha parlato poche ore prima della decisione di politica monetaria per dire che al contrario la Banca centrale dovrebbe "tagliare i tassi di interesse". Anche se Erdogan ha ribadito che la Banca centrale "è indipendente" nel prendere la sua decisione sui tassi, i suoi commenti preoccupano gli investitori. Il presidente vuole denaro a buon mercato per spingere la crescita a tutti i costi. Tuttavia la lira turca ha bisogno di sostegno.

Le tensioni con Washington hanno fatto sì che la moneta perdesse circa il 40% del suo valore rispetto al dollaro dall'inizio dell'anno, con l'inflazione vicina al 18% in agosto. Alcuni economisti a livello globale stanno già mettendo in guardia Ankara dal rischio concreto di una recessione. In scia alla decisione sui tassi la lira turca, dopo essere crollata di oltre il 3% per le dichiarazioni di Erdogan, è balzata vicino a 6,18 contro il biglietto verde, stabilizzandosi poi in area 6,14, con un rialzo di circa 3,5 punti percentuali sulla valuta statunitense.

Molti osservatori sul mercato hanno notato che già in agosto, per alleggerire la pressione del presidente, la Banca centrale utilizzava un trucco per aumentare il costo del denaro, imponendo alle banche di prendere in prestito attraverso le onerose operazioni quotidiane, il cui tasso è al 19,25%, più alto del livello dell'interesse principale prima del rialzo. Il presidente della Bce, Mario Draghi, ha dichiarato che i rischi per l'eurozona dalla crisi della lira turca sono limitati, "non sostanziali" e colpiranno solo chi è "vulnerabile" o particolarmente esposto come singolo soggetto. 

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