L'ex presidente ascoltato per la prima volta su questo tema da quando è stata aperta un'inchiesta giudiziaria nell'aprile del 2013

Tra una conferenza a Dubai sull'istruzione, qualche intervista dal suo ufficio parigino di rue de Miromesnil e un intervento a Londra, l'ex presidente francese Nicolas Sarkozy ha dovuto onorare un impegno diverso: è in stato di fermo su ordine dei magistrati anti-corruzione di Nanterre nell'ambito dell'inchiesta sul presunto finanziamento della sua campagna elettorale del 2007 da parte dell'allora potentissimo rais libico Muammar Gheddafi.

La custodia può durare fino a 48 ore, al termine delle quali l'ex presidente potrebbe essere rimesso in libertà, o essere portato davanti ai magistrati per venire incriminato o essere convocato ancora. Secondo una fonte vicina all'inchiesta sarebbe stato ascoltato in udienza pubblica anche un uomo molto vicino a Sarkozy, l'eurodeputato Brice Hortefeux, ministro dell'Interno durante il suo mandato.

Questo nuovo sviluppo ha posto un'accelerata nell'ambito del dossier aperto dalla procura finanziaria nel 2013, da quando i magistrati francesi indagano sulle accuse, tra cui una nota dell'ex premier libico che parla del versamento di 50 milioni di euro al leader francese. L'inchiesta ha proceduto a rilento, anche per la morte di Gheddafi e di molti suoi fedelissimi. La vera svolta è arrivata a gennaio con l'arresto a Londra dell'uomo d'affari francese Alexandre Djouhri che potrebbe essere presto estradato.

Al centro dell'inchiesta vi sarebbero 5 milioni di euro in denaro contante. Dopo la pubblicazione a maggio 2012, da parte del sito Mediapart, di un documento libico attribuito all'ex capo dei servizi di intelligence stranieri della Libia, Moussa Koussa, che evocava un presunto finanziamento di Gheddafi alla campagna presidenziale di Sarkozy, le indagini dei magistrati sono proseguite rafforzando i sospetti che pesano sulla campagna dell'ex capo di Stato. Nel dettaglio, nel novembre 2016, nel pieno delle primarie del partito Les Republicains, il faccendiere Ziad Takieddine aveva affermato di aver trasportato 5 milioni di euro in denaro contante da Tripoli a Parigi tra la fine del 2006 e l'inizio del 2007 per consegnarli a Claude Gue'ant, ex segretario generale della presidenza francese tra i fedelissimi dell'ex presidente, e poi allo stesso Sarkozy, allora ministro dell'Interno.  I magistrati indagano in particolare su un trasferimento di 500mila euro ricevuto da Gue'ant nel marzo 2008 da una società di un avvocato malese: l'ex segretario ha spiegato che si trattava del risultato della vendita di due dipinti.

Indagato da allora per complicità in corruzione di pubblico ufficiale straniero e per complicità in appropriazione indebita di fonti pubblici in Libia, Takieddine ha comunque rilasciato dichiarazioni in linea con quelle rese dall'ex direttore dell'intelligence militare libica, Abdallah Senoussi, il 20 settembre 2012, davanti alla procura generale del consiglio nazionale di transizione libico.

Allo stesso tempo, l'ex tesoriere della campagna presidenziale di Sarkozy, Eric Woerth e il suo vice, Vincent Talvas, hanno più volte sostenuto che il denaro provenisse da donazioni anonime, per un totale compreso tra 30mila e 35mila euro. Una spiegazione messa in dubbio in altre testimonianze. Ad esempio da quella del responsabile della corrispondenza ricevuta dall'Ump (il partito di destra di Sarkozy che diventerà in seguito Le Republicains), durante la stessa  campagna presidenziale, ha infatti dichiarato di non aver "mai visto la posta in arrivo che contenesse contante".

Ma non è tutto: i documenti, recuperati dalla giustizia francese, e appartenenti all'ex ministro libico del Petrolio, Choukri Ghanem, morto nel 2012 in circostanze misteriose, fanno riferimento all'esistenza di versamenti di denaro verso Sarkozy. Lo stesso Bechir Saleh, ex tesoriere del regime di Gheddafi e uomo deputato alle relazioni con la Francia, recentemente raggiunto da colpi di arma da fuoco durante un'aggressione a Johannesburg, aveva anche rivelato al quotidiano Le Monde che "Gheddafi aveva ammesso di aver finanziato l'ex leader francese. Sarkozy nega ma io credo di più a Gheddafi".

E ancora: i magistrati hanno messo in dubbio la vendita sospetta nel 2009 di una villa a Mougins, in Costa Azzurra, per circa 10 milioni di euro, a un fondo libico gestito da Bachir Saleh. Gli investigatori sospettano che l'uomo d'affari Alexandre Djouhri sia il vero proprietario e venditore di questa proprietà, ceduta a un prezzo "molto sopravvalutato". La giustizia francese ha intenzione di interrogare sia Saleh sia Djouhr: il primo, al momento è in esilio. Il secondo è stato arrestato a Londra a gennaio all'aeroporto di Heathrow nel quadro di un mandato d'arresto per "frode" e "riciclaggio". La sua possibile estradizione è attesa a luglio.

La decisione di mettere in stato di fermo Nicolas Sarkozy significa che i magistrati hanno raccolto nuove prove in modo da poterlo incriminare direttamente? Significa che le autorità libiche hanno finalmente deciso di cooperare? Nelle prossime ore la posizione dell'ex presidente verrà chiarita.

'Bulimico' della politica restato incredibilmente sulla scena nonostante le sconfitte e i processi giudiziari, Sarkozy ha preso ora una batosta che rischia di fermare per sempre il suo rientro in campo un anno dopo la sconfitta senza appello al primo turno delle primarie della destra francese. "Sta preparando il suo ritorno, è evidente", aveva ammesso una settimana fa una fonte del suo partito, Les Républicains.

Negli ultimi mesi infatti Sarkozy aveva moltiplicato le sua apparizioni: un discorso al Senato sulla sua revisione costituzionale del 2008, interventi sui media a sostegno di una campagna contro il cancro infantile e persino sui suoi gusti letterari o la sua passione per lo sport. "Non male per un pensionato", aveva ironicamente commentato in questi giorni un'altra fonte del suo partito, evocando la strategia usata dopo il 2012 dall'ex capo di Stato che aveva riconquistato la guida dell'allora Ump (ribattezzato Les Républicains) per cercare la sua rivincita, mai avvenuta, con François Hollande.

Insieme alle sconfitte, neanche i guai giudiziari sono riusciti a frenare l'ambizione di Sarkozy che non ha mai veramente rinunciato ad avere un peso nel gioco politico del Paese, a cui partecipa di fatto dal 1983. Rinviato a giudizio per finanziamento illecito durante la compagna elettorale del 2012, accusato in un'inchiesta aperta sui sondaggi commissionati senza gara durante la sua presidenza, e infine in stato di fermo per presunti finanziamenti dalla Libia. Questo "piccolo mezzosangue francese" (espressione da lui usata nella campagna che l'ha portato alla vittoria del 2007) non aveva ancora 28 anni quando riuscì ad arrivare alla guida del comune di Neuilly-sur-Seine, vicino Parigi, sconfiggendo Charles Pasqua, politico di lungo corso.

Dotato di grande entusiasmo comunicativo, di un ardore dialettico legato alla sua gestualità a scatti, Sarkozy ha avuto durante tutta la sua carriera politica (sindaco, deputato, ministro, presidente del partito, capo di Stato) il dono di farsi amare e odiare allo stesso tempo dall'opinione pubblica. Un tempo escluso dai giochi della destra, però, è riuscito a essere fondamentale per la rielezione di Jacques Chirac alle presidenziali del 2002, prima di diventare il suo sfidante alle primarie che gli hanno aperto le porte dell'Eliseo nel 2007. Definito da alcuni 'presidente bling-bling', come ricorda AFP, prendendo in prestito un termine dello slang diffuso dalla cultura hip hop, con il quale ci si riferisce alla gioielleria e all'abbigliamento ostentati, e lodato da altri per aver gestito la crisi finanziaria del 2008, è diventato il primo presidente della Repubblica a essere battuto nella elezione per il suo secondo mandato, dopo Valéry Giscard d'Estaing (1974-1981).

Ma la lotta fratricida a destra gli ha concesso il ritorno alla ribalta: nel 2018 il suo nome raccoglie il record di applausi durante le riunioni pubbliche dei Republicains. "Ho un legame speciale con i francesi, si può accorciare, si può allentare ma esiste", aveva affermato nel 2013. Piccolo di statura ma molto attento alla linea (si definisce un 'addicted' di ciclismo e jogging) dal 2008 è sposato con l'ex modella e cantante italiana Carla Bruni da cui ha avuto una bambina (ha anche tre figli dai due precedenti matrimoni).

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