Lo stop del presidente americano alla fusione tra i produttori di microprocessori: avrebbe indebolito la sicurezza nazionale

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha bloccato la fusione tra i produttori di microprocessori Broadcom e Qualcomm, sostenendo che avrebbe indebolito la sicurezza nazionale. "L'acquirente (Broadcom) e Qualcomm devono immediatamente e definitivamente abbandonare l'acquisizione proposta", si legge nel decreto, che fa riferimento a "elementi credibili" che suggeriscono che l'operazione potrebbe minacciare la sicurezza nazionale.

Questo mette fine alla battaglia che i due gruppi stavano combattendo da diversi mesi nel quadro di un accordo da 117 miliardi di dollari, che sarebbe stato il più grande del settore e uno dei più grandi di sempre. Broadcom si è detto, in una nota, "fortemente in disaccordo con l'idea che la proposta di acquisizione di Qualcomm sollevasse potenziali rischi in materia di sicurezza nazionale". Il gruppo ha aggiunto di stare "esaminando il decreto presidenziale".

Broadcom, che ha sede a Singapore, aveva annunciato lunedì di aver deciso di tornare a stabilirsi negli Stati Uniti a partire dal 3 aprile per cercare di attenuare le preoccupazioni delle autorità. Qualcomm aveva dichiarato che l'assemblea degli azionisti, inizialmente programmata per il 5 aprile, sarebbe stata rimandata al 23 marzo. L'acquirente sperava di approfittare di questo incontro per prendere il controllo del consiglio di amministrazione del suo bersaglio e promuovere il suo progetto. Ma, come sottolinea il gruppo statunitense, il decreto presidenziale stabilisce che i candidati che Broadcom intendeva presentare al cda siano stati "squalificati".

Il presidente Trump lo scorso anno si è già opposto, sulla base delle raccomandazioni del Comitato sugli investimenti esteri negli Stati Uniti (Cfius), all'acquisizione del produttore statunitense Lattice Semiconductor, da parte di un gruppo statale cinese supportato da un fondo di investimenti americano. Sempre nel settore dei microprocessori, lo stesso organismo aveva suggerito nel 2016 al predecessore di Trump, Barack Obama, di opporsi all'operazione tra il gruppo tedesco Aixtron e il fondo cinese Grand Chip.

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