Dall'approvazione del governo catalano alla consultazione agli arresti, settembre è stato molto intenso

Il referendum sull'indipendenza della Catalogna segna il culmine di un intenso mese di settembre, cominciato con il via libera del Parlamento catalano alla legge che spianava la strada alla consultazione e proseguito con la sospensione del referendum da parte della Corte costituzionale e con arresti e proteste.

6 SETTEMBRE – Il Parlamento catalano approva la legge sul referendum. Il governatore Carles Puigdemont firma il decreto di convocazione del referendum per il 1° ottobre.

7 SETTEMBRE – La Corte suprema spagnola sospende il referendum ammettendo i quattro ricorsi presentati dal governo di Madrid.

8 SETTEMBRE – Il Tribunale superiore di giustizia della Catalogna (Tsjc) ammette la denuncia presentata dalla procura contro il governatore della Catalogna, Carles Puidgemont, e il resto del suo esecutivo. Saranno indagati per disobbedienza, prevaricazione e malversazione, reato che prevede anche pene detentive. Questo stesso giorno la delegazione del governo in Catalogna avverte i sindaci che dovranno impedire il 1-O, questa la formula breve con cui si indica il referendum del 1° ottobre. La sindaca di Barcellona, Ada Colau, blocca le procedure relative ai seggi elettorali in attesa che il governo di Madrid dia delle garanzie sul fatto che non sono a rischio le istituzioni e i suoi funzionari.

11 SETTEMBRE – Una folla di migliaia di persone (un milione secondo la polizia) sfila a Barcellona in favore del referendum in occasione della Diada, giorno di festa nazionale in cui si commemora la caduta di Barcellona nelle mani della Spagna nel 1714.

12 SETTEMBRE – La procura della Catalogna ordina a Mossos d'Esquadra, Guardia civil e polizia nazionale di "sequestrare le urne" e tutto il materiale destinato al referendum.

13 SETTEMBRE – Il procuratore generale dello Stato, Jose Manuel Maza, annuncia che sono indagati i sindaci che mettono a disposizione i locali per il referendum e li chiama a comparire, stabilendo che se non lo faranno verranno arrestati. La Guardia civil chiude il sito web ufficiale del referendum e la Generalitat lo riapre.

14 SETTEMBRE – La Generalitat smette di inviare al governo i report settimanali sulle sue spese.

15 SETTEMBRE – Il governo interviene sui bilanci autonomi e approva misure volte ad aumentare il controllo su come la Catalogna spende i soldi, nel tentativo di bloccare il governo regionale dall'uso di denaro statale per la realizzazione del referendum del 1° ottobre.

17 SETTEMBRE – Intellettuali e artisti di sinistra firmano un manifesto contro il referendum del 1° ottobre. La Guardia civil sequestra 1,5 milioni di unità di materiale elettorale.

20 SETTEMBRE – La Guardia civil arresta, su ordine della magistratura, 14 alti funzionari del governo catalano, e vengono perquisite le sedi dei dipartimenti regionali di Economia, Esteri, Lavoro, nonché la sede della Generalitat. Fra gli arrestati c'è il segretario regionale dell'Economia Josep Maria Jové, uomo di fiducia del vice presidente della Catalogna Oriol Junqueras. Migliaia di persone si radunano davanti alle sedi perquisite. Il ministro spagnolo delle Finanze Cristobal Montoro firma un decreto mediante il quale il governo di Madrid assume tutto il controllo del bilancio della Catalogna. Puidgemont accusa Madrid di avere "sospeso de facto l'autogoverno" della Catalogna.

23 SETTEMBRE – La procura di Stato annuncia che tutte le forze di polizia, sia nazionali sia locali come per esempio i Mossos d'Esquadra catalani, vengono messe temporaneamente sotto un'unica catena di comando che riferisce direttamente al ministero dell'Interno di Madrid.

27 SETTEMBRE – Il Tribunale superiore di giustizia della Catalogna (Tsjc) ordina la chiusura dei locali indicati come seggi elettorali del 1-O. La Guardia civil sequestra in un magazzino dell'area di Barcellona 2,5 milioni di schede e 100 urne elettorali.

29 SETTEMBRE – Il ministero dello Sviluppo ordina di chiudere lo spazio aereo sulla città di Barcellona ad aerei privati ed elicotteri da venerdì a lunedì 2 ottobre, cioè un giorno dopo il referendum. L'Agenzia spagnola per la protezione dei dati (Aepd) avverte che chi farà parte dei seggi elettorali rischia multe per un ammontare compreso fra 40mila e 300mila euro, per violazione della Legge sulla protezione dei dati.

30 SETTEMBRE – Agenti della Guardia Civile spagnola entrano nel Centro di telecomunicazioni e informazione della Generalitat della Catalogna per bloccare le attività in rete legate al referendum. "È stata colpita l'organizzazione del referendum illegale", ha dichiarato il portavoce del governo spagnolo, Inigo Mendez de Vigo, aggiungendo: "Il referendum è annullato". 

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