Intervista al politologo sulle elezioni tedesche. Le difficoltà della Merkel che dovrà gestire una politica di chiusure e gestire due opposizioni

Politologo, storico, filosofo: Gian Enrico Rusconi è uno dei più profondi conoscitori della Germania, dove ha studiato e insegnato, e delle dinamiche politiche che si incrociano a Berlino. LaPresse lo ha interpellato per un commento al risultato di domenica.

Cosa è successo in Germania con il voto di ieri?

Il voto di domenica in Germania segna un cambio profondo e per certi versi preoccupante. Nel senso che non esiste più la Germania che abbiamo conosciuto in questi decenni: la Germania che esercitava la sua egemonia sull'Europa, legittima per altro, grazie ad un sistema e ad una politica che l'ha resa la più forte delle cancellerie europee.

Cambierà anche l'Europa dopo questo voto?

In chiave europea dobbiamo ora chiederci cosa farà l'unica potenza rimasta, la Francia. Io penso che Macron si troverà in difficoltà proprio perché non c'è più e non ci sarà più la Merkel al suo fianco. Il patto tra Parigi e Berlino finirà per trasformarsi in una sorta di complicità che renderà tutto più difficile a livello europeo.

Quali problemi dovrà affrontare la Merkel?

Merkel di fatto dovrà affrontare due opposizioni: quella della Spd (nella foto, Martin Schulz; ndr) e quella dell'ultradestra. Sarà costretta ad una coalizione Giamaica con liberali e verdi e non sarà una prospettiva facile. Tenendo conto di due fattori che la cancelliera ha già indicato subito dopo lo spoglio delle schede: gestire una politica di chiusura totale nei confronti dei migranti, in pratica frontiere inviolate e cercare di recuperare quel milione di voti che è traslocato dalla Cdu all'ultradestra.

Non la preoccupa il successo dell'ultradestra?

Certo che mi preoccupa ma bisogna essere molto chiari. Dentro Afd ci sono certamente dei nostalgici delle croci uncinate ma definire quel partito neonazista è un errore, uno sbaglio che rischieremmo di pagare a caro prezzo. Quanto ai populismi europei il quadro è abbastanza chiaro: c'è quello infantile di Salvini che dice qualunque cosa pur di tenere la scena, c'era quello sconfitto della Le Pen e c'è quello molto più ambiguo e a mio avviso più pericoloso dei cinquestelle proprio perché ambiguo e ammantato di un concetto di democrazia assai discutibile. Come si fa a parlare di democrazia se si vota attraverso il web?

Sono le ambiguità italiane quelle di cui parla?

Infatti: sei mesi fa tutti volevano importare in Italia il modello tedesco, ora non ne parla più nessuno. Siamo cronicamente instabili soprattutto per ragioni culturali prima che politiche.

Dove nasce e dove può portare il successo di Afd?

Quello tedesco nasce e alberga soprattutto nell'ex Germania dell'Est dove comincia a farsi strada l'idea politica ma soprattutto culturale che quell'area geografica possa costituire una vera alternativa all'occidente come lo intendono a Bruxelles. Senza contare l'ombra di Putin: in parte ammirato in parte temuto perché potrebbe rinfocolare suggestioni da guerra fredda.

L'Italia resterà stretta tra Berlino e Parigi?

Nell' Europa che cambia dopo questo risultato che ruolo reciterà l'Italia? Non saremo mai il terzo lato di un triangolo con Parigi e Berlino. Ogni tanto per convenienza ci coinvolgeranno nelle decisioni, altre volte e più spesso ci lasceranno ai margini. In buona sostanza non cambierà nulla rispetto all'oggi.

Merkel sarà sempre il punto di riferimento in Europa?

Per la Merkel è la sfida più importante e difficile. Che possa riuscire a governare la nuova Germania non è detto. Dovrà metterci forza e fantasia. Due cose che non le mancano ma che forse non basteranno.

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