Nel paese sudamericano continuano gli omicidi e le minacce nei confronti dei difensori dei diritti nella delicata fase di transizione dopo 52 anni di guerra

di Stefano Fantino

Il presidente Juan Manuel Santos può, senza dubbio,  esultare. L'accordo tra il governo della Colombia da lui guidato e le Farc, il gruppo guerrigliero marxista, è arrivato dopo anni di estenuanti trattative, ma rappresenta la fine di oltre 50 anni di guerra interna. A lui è valso il premio Nobel per la Pace, per il suo Paese rappresenta uno snodo cruciale (guarda la fotogallery). Tuttavia le aspettative riguardo questa svolta storica stanno già mostrando quanto delicato e fragile sia questo momento di transizione per l'intera Colombia. Mentre si tenta di costruire una pace duratura all'interno dello stato, la sicurezza degli attivisti dei diritti umani è messa a dura prova. Minacce, aggressioni e soprattutto omicidi hanno scosso e stanno scuotendo il paese sudamericano: a documentare l'incessante "conta" di eliminazioni mirate sono diverse organizzazioni non governative, colombiane e non (Somos Defensores, INDEPAZ e la nota ong americana Wola). Se il network "Somos Defensores" parla di 80 leader di gruppi attivi nella difesa di diritti umani uccisi nel 2016, INDEPAZ parla addirittura di 117 vittime. Dati significativi, che vedono la Colombia tra i Paesi più a rischio su questo terreno.

 

MINACCE E OMICIDI L'ultimo grido di allarme è arrivato pochi giorni fa. A lanciarlo è stata un'associazione (ASCAP) che raccoglie i campesinos nella zona del Cauca: uno dei dirigenti, Daniel Ulcué, è stato oggetto di minacce da parte del gruppo paramilitare delle Aguilas Negras, che con una mail lo ha definito "obiettivo militare" proprio per il suo ruolo di costruttore di pace e difensore dei diritti umani. L'associazione ha mostrato la sua preoccupazione, richiamando all'attenzione dei media l'incolumità di Daniel ma anche l'impunità in cui vivono tuttora i responsabili della morte di Maricela Tombé, altra dirigente ASCAP, purtroppo uccisa il 28 febbraio dello scorso anno (leggi l'appello dell'ASCAP). Il report annuale di Front Line Defenders ha confermato la situazione difficile che gli attivisti colombiani stanno attraversando: in tutto il pianeta i casi di minacce e detenzioni sono stati oltre mille e in 25 paesi ci sono stati 282 omicidi di difensori dei diritti umani. I dati resi noti parlano di 217 casi solo in America, di cui ben 85 in Colombia, che è in testa a questa triste classifica, davanti al Brasile (58), all’Honduras (33), al Messico (26) e al Guatemala (12).

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