Indignazione in tutto il mondo dopo la stretta adottata dal neo presidente sul flusso migratorio, attacco di Merkel e May
New York, Boston, Washington, Los Angeles e altre grandi città degli Stati Uniti sono diventate teatro di grandi proteste contro l'ordine di blocco dell'immigrazionedel presidente, Donald Trump. Nella maggior parte di questi casi, le manifestazioni sono stati sostenute dalle autorità locali, che sono fortemente contrarie al veto di ingresso di profughi e cittadini di diversi paesi a maggioranza musulmana. Se venerdì e il sabato le proteste si sono concentrate negli aeroporti, oggi molti americani sono scesi in piazza per chiedere il ritiro delle misure. A New York, più di 10.000 persone, secondo il sindaco, si sono riuniti a Battery Park, un luogo in cui gli immigrati arrivavano in città durante gran parte del XIX secolo.
I PROCURATORI CONTRO TRUMP. I procuratori generali di 16 Stati americani hanno diffuso una dichiarazione congiunta che condanna l'ordine esecutivo del presidente Trump, che limita l'ingresso negli Usa delle persone provenienti da sette nazioni a maggioranza musulmana. "Siamo impegnati a lavorare per garantire che il minor numero possibile di persone soffra della caotica situazione che esso ha creata", afferma la nota.
CAOS NEL MONDO. Il divieto temporaneo d'ingresso negli Usa a rifugiati e cittadini di sette Paesi a maggioranza musulmana decretato dal presidente americano ha causato caos e indignazione in tutto il mondo, mentre a diversi viaggiatori è stato impedito l'ingresso nel Paese. Le misure approvate venerdì da Trump con lo scopo dichiarato di "proteggere il Paese dall'ingresso di terroristi stranieri" sono state immediatamente contestate davanti alla giustizia da un gruppo di organizzazioni per i diritti, che le accusano di incostituzionalità. Trump ha risposto alle critiche, mentre firmava nuovi ordini esecutivi: non si tratta di "un bando dei musulmani", ma di un provvedimento che "sta funzionando molto bene, lo vedrete negli aeroporti e ovunque".
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