La vita a poco a poco riprende, ma la ferita non è rimarginata

La vita a poco a poco riprende, ma la ferita non è rimarginata. A Parigi il primo anniversario degli attacchi, con tutta la pressione mediatica globale che implica, porta testimoni, sopravvissuti e parenti delle vittime a rivivere nel proprio intimo ricordi dolorosi. Che comprensibilmente preferiscono restino nell'intimità. I bar e ristoranti attaccati la sera di quel 13 novembre hanno riaperto e c'è un normale viavai di clienti, ma l'idea generale è che si preferirebbe un anniversario senza riflettori. A un anno di distanza tante piccole cose sono cambiate nella vita quotidiana delle persone: c'è chi limita il più possibile gli spostamenti in metropolitana per paura degli attacchi, c'è chi ammette di guardarsi di più intorno quando è in giro. La tensione, alla vigilia dell'anniversario, si percepisce: "I vostri bagagli possono essere ispezionati in qualunque momento", avverte un messaggio diffuso all'altoparlante della fermata della metro Republique, invitando a "segnalare eventuali situazioni sospette".

Cambiamenti rispetto a un anno fa? "Nel quartiere ci sono molte meno persone in giro dopo le 20", spiega il fioraio che lavora davanti al locale Comptoir Voltaire, nell'XI arrondissement. Qui il 13 novembre di un anno fa si fece esplodere uno dei kamikaze del commando jihadista che entrò in azione. In questo caso ci furono feriti, e tra loro un cameriere: per questo il proprietario ha deciso che domani il bistrot resterà chiuso. Oggi c'è il solito viavai di clienti: qualcuno si ferma soltanto al bancone per un bicchiere di vino, altri mangiano. "Si vedono molto di più le forze dell'ordine, circolano più volanti", spiegano ancora i commercianti del quartiere. Nella zona, come in tutti i siti presi di mira negli attacchi, la polizia ha già posizionato delle transenne di ferro e sta procedendo alla rimozione dei veicoli. In ciascuno di questi posti, infatti, domani mattina il presidente francese François Hollande arriverà insieme alla sindaca Anne Hidalgo per svelare delle targhe commemorative.

Erano le 21.25 quando, poco dopo la prima esplosione nei pressi dello Stade de France, il secondo commando terrorista entrò in azione aprendo il fuoco nei ristoranti parigini: primo obiettivo il ristorante Le Petit Cambodge e il bar Le Carillon, di fronte. Poco dopo fu la volta del bar La Bonne bière e del ristorante Casa nostra, che si trova di fronte. "Per i camerieri che erano in servizio quella notte ogni nuovo ricordo significa rivivere situazioni dolorose", spiega l'incaricata della comunicazione di La Bonne bière. E un fioraio della zona dice che da un anno a questa parte ci sono sempre più turisti che vengono a vedere i luoghi degli attacchi.

Il locale Belle équipe era pieno di clienti la sera del 13 novembre: oggi, a ricordare le 19 persone morte nel locale, ci sono due opere realizzate sulle pareti da un artista amico del proprietario, con fiori rossi e bianchi. Il proprietario è Gregory Reibenberg: quella sera si è visto morire fra le braccia la madre di sua figlia. E a un anno di distanza ha deciso di fare della sua testimonianza un libro, intitolato 'Une belle équipe', che sarà pubblicato lunedì, in cui ripercorre il dramma dopo l'esperienza dell'attacco.
 

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