Temer, che guida ad interim il Paese, completa il mandato fino alla fine del 2018

Il Senato del Brasile si è espresso: sì alla destituzione dalla presidenza di Dilma Rousseff. Hanno votato contro la presidente 61 senatori, 20 a suo favore, e lei ha subito annunciato che presenterà appello alla Corte suprema contro la decisione di rimuoverla dall'incarico. Gli oppositori di Rousseff hanno ribadito la loro convinzione che abbia commesso "un reato di responsabilità", motivo per cui è stata sospesa: si tratta di alcune manovre con cui, secondo i detrattori, sarebbe stato manomesso il bilancio del 2015. Rousseff , sospesa dalle sue funzioni da quando è stato istituito il processo di impeachment lo scorso 12 maggio, sarebbe responsabile dell'emissione di tre decreti che hanno alterato i bilanci senza l'ok del Congresso e di ritardi nei depositi delle casse pubbliche che, per l'accusa, servivano a nascondere prestiti al governo, vietati per legge.

Il suo ex vice, il leader del PMDB Michel Temer, che guida ad interim il Paese dalla rimozione temporanea di Rousseff a maggio, ha giurato per completare il mandato sino alla fine del 2018. I senatori devono ancora votare sulla possibilità che Rousseff sia per otto anni bandita dagli uffici pubblici. Secondo la Costituzione brasiliana, un presidente rimosso dovrebbe perdere i diritti politici per otto anni e non poter ricoprire alcun incarico governativo, né ruoli di insegnamento in università pubbliche. Il PT ha chiesto e ottenuto che si tenessero due voti distinti, ottenendo l'assenso del presidente del Supremo tribunale federale, Ricardo Lewandowski.

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