Media accusati di aver sfruttato l'omicidio del ricercatore italiano per puntare il dito contro gli organi di sicurezza
Si è scagliato contro i media il presidente egiziano Abdel Fatah al Sisi accusandoli di aver sfruttato l'omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni per puntare il dito contro gli organi di sicurezza. Durante un discorso televisivo trasmesso alla nazione, a seguito di un incntro con esponenti politici e ong in Parlamento, al Sisi ha dichiarato che vi è "gente malvagia" in Egitto che "spaccia bugie e menzogne" sull'omicidio e che imbarazza il Paese. "Non appena si è saputa la notizia dell'omicidio di Regeni alcuni hanno incolpato le forze di sicurezza, senza alcuna prova", ha aggiunto il presidente. "Stiamo trattando questo caso con trasparenza, non solo per quanto riguarda il ministero degli Interni ma anche la Procura", ha poi precisato il presidente. Purtroppo, ha ribadito al Sisi – Noi egiziani abbiano creato un problema con l'omicidio del giovane italiano (Giulio Regeni)", facendo riferimento ai media.
Il Cairo ha sempre cercato di difendere la tesi secondo cui la morte del ricercatore italiano sarebbe la conseguenza di un furto da parte di una banda locale, teoria che non ha convinto né l'Italia, che la scorsa settimana ha richiamato il suo ambasciatore al Cairo, Maurizio Massari, né molti egiziani. Nel suo discorso, al Sisi ha fatto più volte riferimento alle accuse di violazione dei diritti umani che molte ong nazionali ed internazionali hanno rivolto al suo governo. "Lavoriamo perchè vi sia equilibrio tra le forze di sicurezza e i diritti umani, ma tra noi c'è gente malvagia. Chiunque vive in pace e tranquillità vivrà tranquillo, chi vive con le armi no", ha avvertito. Il presidente ha minimizzato le accuse di violare la libertà di espressione sottolineando che il governo deve garantire la sicurezza e la stabilità dell'Egitto. Tuttavia, si è detto disposto a "rivedere le liste dei detenuti e a liberare gli innocenti", facendo riferimento alle migliaia di persone arrestate per aver partecipato a manifestazioni non autorizzate.
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