Per il premier francese siamo ormai in un'epoca di "iperterrorismo"

Botta e risposta tra Russia e Francia a Monaco, dove prosegue per il secondo giorno – dominata dai dibattiti sulla Siria – la conferenza sulla sicurezza, che si concluderà domani. I bombardamenti russi in Siria (contro i terroristi secondo Mosca e contro l'opposizione secondo l'Occidente), insieme al futuro del presidente siriano Bashar Assad (difeso da Russia e Iran) minacciano l'applicazione dell'impegno di un cessate il fuoco entro una settimana, sul quale le grandi potenze (ma non le parti coinvolte nel conflitto) si sono accordate nella notte fra giovedì e venerdì a Monaco nell'ambito della riunione del Gruppo internazionale di sostegno alla Siria (Isgs).

A scambiarsi accuse dal palco di una tavola rotonda di quella che è nota come la 'Davos della Difesa', sono stati il premier russo Dimitry Medvedev e il primo ministro francese Manuel Valls. Lo stesso Valls che ha prima assicurato che ci saranno altri attentati "su larga scala" in Europa dopo quelli del 13 novembre a Parigi: "Dobbiamo questa verità ai nostri popoli: ci saranno altri attacchi, degli attacchi su larga scala, è una certezza. Questo iperterrorismo è lì per durare, anche se dobbiamo combatterlo con la più grande determinazione", ha affermato.

Poi le accuse alla Russia per la situazione in Siria: "La Francia rispetta la Russia e i suoi interessi ma sappiamo che per trovare nuovamente la via della pace, i bombardamenti russi devono cessare", ha detto Valls. E la risposta di Mosca non si è fatta attendere: "Non ci sono prove di nostri bombardamenti sui civili, anche se tutti ci accusano di questo", ha replicato Medvedev.

E da Mosca è arrivato poi un affondo a Stati Uniti e Nato: prima Medvedev ha paragonato i rapporti fra Russia e Nato al periodo della Guerra fredda; poi il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha affermato che senza una "cooperazione militare fra la coalizione (anti Isis ndr.) guidata dagli Usa e la Russia" sarà impossibile l'applicazione del cessate il fuoco in Siria. Per Lavrov è più probabile che la tregua fallisca che non che l'accordo abbia successo: rispondendo infatti a una domanda su che probabilità di successo abbia la tregua, ha risposto: "49%". "A volte mi chiedo se siamo nel 2016 o nel 1962", ha affermato Medvedev facendo riferimento all'anno della crisi dei missili di Cuba, uno dei momenti peggiori della Guerra fredda. A suo parere, la Nato si comporta in modo "non amichevole" con la Russia, mentre invece bisognerebbe agire insieme contro l'avanzata del terrorismo jihadista a livello globale.

Il segretario di Stato americano John Kerry, dal canto suo, ha invitato la Russia a non continuare a difendere Bashar Assad perché – ha affermato – "la maggioranza non crede che si possa raggiungere la pace con Assad alla guida del governo".

Alla conferenza sulla sicurezza di Monaco, nota anche come 'Davos della difesa', sono presenti una trentina di capi di Stato e di governo e 70 ministri. Tra loro, appunto, il segretario di Stato americano John Kerry, il premier francese Manuel Valls, il premier russo Dmitry Medvedev e il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, come pure il ministro degli Esteri dell'Iran Mohammad Javad Zarif e il presidente dell'Ucraina Petro Poroshenko. La tre giorni, dominata dalla Siria, si è aperta ieri e si concluderà domani.

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