Madrid (Spagna), 21 dic. (LaPresse/Reuters) – La Spagna è scivolata nell’incertezza politica, dopo che ieri le elezioni generali hanno dato i risultati più frammentati della storia del Paese e spezzato la tradizione del bipartitismo. Partiti vecchi e nuovi hanno dato oggi i primi segnali in vista delle alleanze necessarie a governare, mentre i colloqui si preannunciano lunghi e complessi. Nel voto, infatti, nessun partito ha superato il numero di 176 deputati necessario per la maggioranza assoluta, nemmeno il Pp del premier uscente Mariano Rajoy, mentre i risultati hanno segnato il successo dei due giovani movimenti Podemos e Ciudadanos. Secondo alcuni, la Spagna non ha di fronte a sé solo l’incertezza, ma l’ingovernabilità.
Il Pp ha ottenuto il maggior numero di voti, quindi Rajoy tenterà per primo di formare il governo, mentre i socialisti del Psoe sono arrivati secondi. I due partiti si sono alternati al potere dalla morte di Francisco Franco nel 1975, ma questa volta le urne hanno cambiato le carte in tavola. Podemos e Ciudadanos hanno raccolto i voti degli scontenti per la situazione economica e per la corruzione, quindi irrompono in Parlamento rispettivamente come terza e quarta forza politica. E soprattutto il partito di Pablo Iglesias avrà grande influenza nei negoziati per formare una coalizione.
I due principali partiti di sinistra, Psoe e Podemos, hanno escluso di sostenere l’investitura a capo di governo del premier uscente 60enne. “Podemos non permetterà un governo del Pp, attivamente o passivamente”, ha detto Iglesias, lasciando intendere che il suo partito non voterà né si asterrà al momento del voto. Un no è arrivato anche dal socialista Cesar Luena.
L’aritmetica elettorale rende difficile per qualsiasi partito mettere assieme i 176 seggi necessari per la maggioranza necessaria nel Parlamento di 350 deputati, aprendo la via a negoziati potenzialmente tesi. “Chiedo a tutti di mostrare responsabilità, perché la stabilità della Spagna è in gioco, il progresso nella ripresa economica è in gioco”, ha lanciato l’appello agli altri leader politici Fernando Martinez-Maillo del Pp, parlando alla radio Cadena Ser.
I due partiti di sinistra hanno raggiunto 159 seggi, mentre è probabile che i nazionalisti catalani si uniscano nell’opposizione al Pp. Ciò rende virtualmente impossibile per il Partito popolare, che ha 123 seggi, costruire una maggioranza. Si potrebbe così aprire la prospettiva di una coalizione di sinistra, simile a quanto accaduto in Portogallo dove i conservatori hanno vinto le elezioni di ottobre ma a giurare è stato un governo socialista appoggiato dai partiti più a sinistra. Ma anche per la sinistra, non sarà facile creare la necessaria maggioranza.
Albert Rivera, il leader della formazione di centro Ciudadanos che ha ottenuto 40 seggi in Parlamento, si è espresso a favore di un governo di minoranza del Pp, definendo una coalizione di sinistra composta da 11 partiti qualcosa di inattuabile. “La Spagna non può permettersi di essere una Grecia, non può permettersi di essere un Paese caotico”, ha detto.
E intanto, lo scenario dà forza ai piccoli partiti separatisti della Catalogna, che potrebbero tentare di estorcere concessioni tra cui la promessa di un referendum sull’indipendenza, come ricompensa per il loro sostegno. A proposito della situazione della Catalogna si è espresso Iglesias, il cui partito ha nell’area una roccaforte: un ipotetico appoggio al Psoe sarà possibile solo se esso dirà sì al referendum sull’indipendenza.
Improbabile poi lo scenario della grande coalizione che unisca Pp e socialisti, l’unica semplice unione di partiti che porterebbe alla maggioranza pulita. Resta infine l’ultima opzione di nuove elezioni anticipate il prossimo anno.
Fonte Reuters – Traduzione LaPresse
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