Madrid (Spagna), 18 dic. (LaPresse/EFE) – Pedro Sanchez, il candidato del partito socialista spagnolo Psoe, è per tutti il nome da battere nelle elezioni spagnole del 20 dicembre, in cui corre contro tre partiti che potrebbero ottenere buoni risultati e che aspirano a sottrargli parte dell’elettorato. Il socialista, che si presenta come l’immagine del rinnovamento del partito dopo quattro anni all’opposizione, è bersaglio delle critiche del Partito popolare di centrodestra, suo naturale nemico, ma anche delle altre due formazioni emergenti che vogliono sottrarre spazio a destra e sinistra, Ciudadanos e Podemos.

Per questi due nuovi partiti, il 43enne economista madrileno rappresenta la “vecchia politica”, al pari del primo ministro e candidato del Pp, Mariano Rajoy. Ma l’ex cestista è pronto a combattere la sua partita fino alla fine e durante la campagna elettorale ha più volte denunciato l’esistenza di un fronte anti-Psoe. Insistendo: “L’unico cambiamento possibile è il Psoe, chi non lo voterà sappia che regalerà altri quattro anni a Rajoy”.

Sanchez si dice orgoglioso di ciò che hanno lasciato i governi socialisti di Felipe Gonzalez tra 1982 e 1996 e di José Luis Rodriguez Zapatero tra 2004 e 2011. Eppure, non deve lottare solo contro gli avversari politici, ma anche contro settori del suo partito. Che non hanno mai visto di buon occhio la sua elezione a leader del partito e potrebbero mettere in dubbio la sua posizione, se domenica 20 non ottenesse un buon risultato alle urne.

Sconosciuto alla maggior parte degli spagnoli fino a un anno e mezzo fa, Sanchez si è presentato come candidato dopo la rinuncia del leader precedente, Alfredo Perez Rubalcaba, ed è stato eletto per acclamazione in un congresso straordinario dopo che ha avuto il 48,6% delle preferenze nelle primarie di luglio 2014. Ha contato nella sua elezione l’appoggio di Susana Diaz, la presidente del Psoe in Andalusia, la regione che nel partito ha maggior peso.

Militante socialista da quando aveva 21 anni, Sanchez iniziò la sua carriera politica come consigliere nella città di Madrid, incarico ricoperto tra il 2003 il 2009. Nella stessa città, nel 2015 è stato il capo dell’opposizione. Ha esperienza all’estero, avendo lavorato due anni a Bruxelles come consulente del gruppo socialista al Parlamento europeo e poi come capo di gabinetto dell’Alto rappresentante Onu in Bosnia Carlos Westendorp, anche lui spagnolo.

Dopo l’elezione a segretario generale del Psoe, si è prefisso di farsi conoscere dai cittadini e non ha esitato a partecipare a programmi televisivi di intrattenimento, presentandosi come una persona giovane e atletica, sorridente e legata alla famiglia. In tutti i discorsi pubblici, non dimentica mai di citare la moglie, Begoña Fernandez, e le due figlie Ainhoa e Carlota.

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