Bangui (Rep. Centrafricana), 13 dic. (LaPresse/Reuters) – Si vota oggi in Repubblica Centrafrica per il referendum costituzionale che dovrebbe porre fine a quasi tre anni di violenze settarie, sfidando l’appello dei ribelli ad annullare il processo elettorale. 2 milioni di elettori iscritti alle liste elettorali, divisi in più di 5500 seggi, dovranno esprimersi sulla nuova carta costituzionale adottata dal nuovo governo di transizione.

L’ex colonia francese è piombata nel caos nei primi mesi del 2013, quando i ribelli musulmani Seleka hanno preso il controllo della nazione a maggioranza cristiana. I loro abusi hanno portato a rappresaglie da parte delle milizie cristiane anti-balaka, scatenando una violenza interreligiosa che ha portato alla morte di migliaia di persone e a quasi un milione di sfollati.

L’approvazione prevista del progetto di riforma costituzionale potrebbe aprire la strada per le elezioni presidenziali e legislative del 27 dicembre prossimo, portando al ripristino di un governo democratico.

Il referendum di oggi è visto dagli analisti anche come una prova generale per il voto, verificando se i funzionari elettorali siano in grado di superare difficoltà logistiche e di sicurezza in una nazione scandita dai conflitti tra fazioni rivali.

Secondo quanto riportano alcuni media anche oggi si sono registrate violenze presso alcuni seggi, sui quali milizie sia islamiche che cristiane hanno aperto il fuoco a colpi di kalashikov e granate. Medici Senza Frontiere avrebbe confermato gli scontri a fuoco nel quartiere PK5 di Bangui, in seguito al quale i medici avrebbero medicato sei persone. “Se abbiamo questi, è perchè possiamo votare”, ha dichiarato Karim Bashir Abakar, un residente del quartiere alzando la tessera elettorale. “Ma da ieri sera c’è violenza ovunque in PK5. Stanno cercando di impedirci di andare a votare. Ne abbiamo abbastanza di pistole. Vogliamo votare”.

I residenti del enclave, visitata da Papa Francesco durante un viaggio a Bangui il mese scorso, hanno marciato verso la sede della missione di pace delle Nazioni Unite del paese, Minusca, lamentandosi di essere stati bloccati nell’esprimere il loro voto. La missione ha risposto con l’invio di soldati per proteggere gli elettori e scrutatori in PK5.

In una dichiarazione rilasciata oggi l’ex coalizione Seleka ha fatto sapere che le condizioni, compreso il ritorno dei profughi, non erano state rispettate per consentire che le elezioni proseguissero. “La Repubblica Centrafricana non è pronta per organizzare elezioni inclusive, democratiche, credibile, sicure e trasparenti”, ha commentato.

Il portavoce del governo, Dominique Said Panguindji, ha riconosciuto che erano stati registrati incidenti a Bangui e in altre parti del paese. Tuttavia, ha fatto sapere che le condizioni sono generalmente calme e l’affluenza alle urne è stata garantita. “Il giudizio complessivo è che non ci dovrà essere una terza fase di transizione. Dobbiamo avere elezioni. Questa è la volontà del popolo”, ha detto.

Fonte Reuters – Traduzione LaPresse

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