Tunisi (Tunisia), 28 giu. (LaPresse) – Mentre dalla Tunisia prosegue l’esodo dei turisti che hanno deciso di interrompere le vacanze, ieri sera centinaia di persone sono scese in strada a Sousse e nella capitale Tunisi per manifestare contro il terrorismo. Ma sono ancora ore di tensione e paura dopo l’attacco terrorista in spiaggia a Sousse (FOTO).

Quello che emerge dal profilo Facebook di Seifeddine Rezgui giovane autore dell’attacco di Sousse in Tunisia è una personalità totalmente dedita alla jihad e pronta a passare all’azione. A sostenerlo la radio tunisina Kapitalis, che dice di avere consultato il profilo dell’attentatore venerdì sera, prima che la pagina diventasse irraggiungibile. Sempre secondo Kapitalis, il giovane aveva lanciato diversi appelli alla jihad, elogiava ripetutamente l’Isis e si diceva pronto a morire per l’instaurazione di uno Stato islamico.

“Se l’amore per la jihad è un crimine, tutti possono testimoniare che io sono un criminale”, avrebbe scritto il giovane in uno dei post secondo quanto riporta la radio. L’ultimo messaggio pubblicato pare risalisse al 31 dicembre 2014, quando Rezgui se la prendeva con chi festeggiava il capodanno, definendoli ‘koffar’, cioè miscredenti. La radio sottolinea che tutto questo è in contraddizione con quanto affermato dal premier tunisino Habib Essid, che nella conferenza stampa tenuta la sera dell’attacco di Sousse ha detto che niente lasciava presagire che Rezgui fosse un potenziale terrorista.

Le indagini. A due giorni dal venerdì di sangue di questo mese di Ramadan si continua a lavorare per chiarire la dinamica dell’attacco e fare luce sui responsabili. Venerdì si era parlato di due attentatori giunti in gommone, di cui uno era stato ucciso nello scontro a fuoco con la polizia e l’altro era stato arrestato poco dopo. Al momento non è ancora chiaro quale sia stato il ruolo del secondo uomo. L’attenzione è concentrata invece sul terrorista ucciso, Seifeddine Rezgui, di 23 anni. È lui che ha avuto il ruolo principale, sparando prima sulla spiaggia e poi dentro l’hotel Imperial Marhaban di Sousse. Nuovi particolari utili per le indagini potrebbero emergere però nelle prossime ore, dal momento che ieri è stato ripescato nel mare di Sousse il cellulare gettato in mare dal giovane poco prima dell’attacco. A recuperare il telefono è stata una squadra di sub della protezione civile, intervenuta a seguito della testimonianza di un tunisino in vacanza che ha segnalato che l’autore dell’attacco, prima di cominciare a sparare, aveva fatto una telefonata e poi gettato il cellulare a mare. Alcuni dicono che il killer abbia mirato principalmente ai turisti, ma tra le vittime ci sono anche tunisini e nella società civile c’è già chi si affretta a sottolineare che sarebbe pericoloso pensare che i terroristi non facciano del male ai tunisini.

Giro di vite contro le moschee fuori legge. Ma all’indomani dell’attacco ci si chiede anche come e perché sia potuto succedere, e il governo prova a correre ai ripari. Il premier Essid, dopo una lunga riunione alla Kasbah venerdì notte, ha annunciato 13 misure a seguito dell’attentato. Fra queste a colpire di più è l’annuncio della chiusura, entro una settimana, di 80 moschee ritenute “fuori legge”, cioè che sfuggono al controllo dello Stato, accusate di incitare alla violenza. Ed Essid ha anche annunciato l’organizzazione di un congresso nazionale per la lotta contro il terrorismo per settembre 2015, a cui dovrebbero partecipare rappresentanti della società civile, partiti e associazioni.



Il tragico bilancio. L’ultimo bilancio, fornito dal ministero tunisino della Sanità, è di 39 morti e 39 feriti. La maggior parte erano britannici, almeno 15 come ha confermato Londra, ma tra le vittime ci sono anche una irlandese, una portoghese e diversi belgi e tedeschi. E le vittime britanniche, secondo il Telegraph, potrebbero salire da 15 a 23 dal momento che ci sono 20 feriti del Regno Unito, diversi dei quali in condizioni critiche. Si tratta dell’attacco terroristico con più morti per il Regno Unito dagli attentati alla metro di Londra del 7 luglio 2005. E tra i morti britannici ci sono anche i due per i quali i parenti avevano lanciato una campagna di ricerca tramite Twitter dal momento che risultavano scomparsi dopo l’attacco. Si tratta della madre dell’utente Conor Fulford, Sue Davey, per la quale era stato lanciato l’hashtag #FindSueDavy e del padre dell’utente @rossinaylor, che aveva fatto circolare una foto dell’uomo. A confermare la morte dei due sono stati gli stessi parenti, ringraziando gli utenti di Twitter per l’aiuto ricevuto nel provare ad aiutarli.

Nuovo colpo al turismo dopo il Bardo. La Tunisia, confinante con la Libia dove recentemente sta avanzando la branca locale dello Stato islamico, deve affrontare un problema di sicurezza nazionale e lotta al terrorismo. E costituisce un nuovo durissimo colpo per il turismo questo attacco a Sousse, che è giunto solo tre mesi dopo l’attentato al museo del Bardo in cui morirono 24 persone, 21 dei quali turisti fra cui quattro italiani. Il turismo è un pilastro dell’economia del Paese ma si trovava in difficoltà da tempo: un crollo di arrivi si era verificato a seguito della Rivoluzione dei gelsomini del 2011, quando Ben Ali fu costretto alla fuga dopo circa 23 anni al potere, e una nuova battuta d’arresto era poi giunta dopo l’attacco del 18 marzo scorso al Bardo. “Questa è una catastrofe per l’economia. Le nostre perdite saranno grandi, ma perdere vite umane è stato ancora peggio”, aveva commentato a caldo la ministra del Turismo tunisina Salma Loumi subito dopo l’attacco di Sousse. Dalla Tunisia, secondo gli esperti, circa 3mila persone sono partite negli ultimi anni per andare a combattere in Siria e Iraq, e le autorità pensano che circa 500 siano rientrate. Da qui molti partono anche per la vicina Libia, per unirsi alla branca locale dello Stato islamico.

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