Ramallah (Cisgiordania), 24 giu. (LaPresse/EFE) – Partirà domani all’Aia il primo passo delle autorità palestinesi per mettere “fine all’impunità di Israele“, ossia la presentazione alla Corte penale internazionale di prove sui crimini di guerra. Lo fa sapere Mustafà Barguti, membro dell’Alto comitato nazionale palestinese, incaricato di raccogliere le accuse che il ministro degli Esteri Riad al Malki presenterà domani personalmente alla Cpi. Dopo l’adesione alla Corte da parte delle autorità palestinesi e per sua iniziativa, la procuratrice Fatou Bensouda ha deciso di aprire una indagine preliminare su possibili violazioni o crimini di guerra commessi in Palestina, che potrebbe trasformarsi in una indagine formale nel caso si trovassero prove sufficienti.
La Palestina ha creato un comitato per raccogliere ogni possibile informazione sulle violazioni del diritti internazionali, concentrandosi principalmente su quattro tematiche: la campagna militare israeliana lanciata a giugno scorso, la successiva offensiva sulla Striscia di Gaza, gli insediamenti in Cisgiordania e Gerusalemme Est, i detenuti palestinesi nelle carceri israeliane.
La consegna di domani, spiega ancora Barguti, “rappresenta un primo lotto di informazioni e il nostro contributo all’ufficio del procuratore per convicerli che Israele ha commesso crimini di guerra e crimini contro l’umanità”. “Le nostre prove, che includono la distruzione di infrastrutture, attacchi ai civili (in particolare bambini), uno sproporzionato uso della forza militare, punizioni collettive, pulizia etnica, persecuzioni, arresti arbitrari e tortura, pretendono di dimostrare che le violazioni israeliane sono state estese e continue”, ha aggiunto il leader palestinese. Queste violazioni, ha ribadito, sono il risultato di una politica “predeterminata, intenzionale, sistematica e generalizzata”.
Obiettivo palestinese alla Cpi sarebbe riuscire a far riconoscere la responsabilità delle “sfere più alte delle cupole militare, politica ed economica dello Stato israeliano“. Una volta presentata la documentazioni, sarà la procuratrice Bensouda a decidere se esistono prove sufficienti e chi dovrà essere indagato dal tribunale. Israele ha deciso di non collaborare con il tribunale dell’Aia e non ha risposto alle sue domande, sostenendo che la corte non abbia legittimità per indagare perché Tel Aviv non riconosce la Palestina come entità statale.
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