Dublino (Irlanda), 23 mag. (LaPresse/Reuters) – L’Irlanda ha detto sì ai matrimoni gay, e lo ha fatto per la prima volta nella storia tramite un referendum. Più di tre milioni di persone sono state chiamate alle urne, nel Paese cattolico storicamente considerato uno dei più conservatori dell’Europa occidentale, in cui l’omossessualità è stata depenalizzata nel 1993. Invece, gli irlandesi fanno un deciso passo avanti, con oltre il 60% che dice sì al matrimonio egualitario. Ha detto no il 37,37%, con 40 di 43 collegi conteggiati, secondo i dati definitivi dello spoglio citati da Rte News.

Il premier Enda Kenny, cattolico praticante e favorevole ai matrimoni per tutti, ha parlato di un messaggio “pionieristico”. E il titolare della Salute Leo Varadkar, che ha reso pubblica la sua omosessualità in una intervista radio a gennaio, ha commentato: “E’ una rivoluzione sociale, ci rende un faro di uguaglianza e libertà per il resto del mondo”.

Il sì è stato sostenuto da tutti i partiti politici, dalle maggiori aziende e dalle celebrità, nella speranza di dare il segnale che la società irlandese è cambiata. Tutto questo è avvenuto in un Paese dove nel 1993, secondo un sondaggio del tempo, solo un terzo degli elettori era favorevole alla depenalizzazione del sesso omosessuale per gli uomini sopra i 17 anni. Dove l’omosessualità fu depenalizzata di misura nello stesso anno e due anni dopo, nel 1995, il divorzio fu legalizzato per pochissimi voti, con solo cinque collegi elettorali favorevoli sui 30 fuori Dublino.

Esce sconfitta da questo voto popolare la società irlandese più conservatrice. Ne fanno parte le organizzazioni cattoliche che hanno sostenuto la campagna per il no, la cui credibilità e forza è però scemata dagli scandali per abusi sessuali degli anni ’90. Vari gruppi laici hanno guidato il fronte del no, sollevando allarmismi su temi come la genitorialità, i diritti alla maternità surrogata e altre questioni affini. Ma oggi, pochi minuti dopo che le urne sono state aperte, quando sin da subito è emerso che la Costituzione era destinata a essere cambiata in favore dell’uguaglianza, hanno ammesso la sconfitta.

Decisivo per la vittoria del sì è stato il coinvolgimento dei giovani, andati in massa alle urne. Sono state 60mila, secondo i dati citati dal premier Kenny, gli iscritti per la prima volta alle liste elettorali. Ugualmente fondamentale il rientro di quanti vivono all’estero, tornati apposta per votare. Al richiamo di una campagna lanciata su Twitter con l’hashtag #hometovote (a casa per votare). Come storicamente nel Paese, nel voto sono stati più progressisti e liberali i centri urbani (in primis la capitale), mentre le campagne più conservatrici. Con un’affluenza che sarà probabilmente la più alta in un referendum da decenni.

Le strade di Dublino si sono riempite di persone avvolte in bandiere arcobaleno, di coppie gay e di sostenitori del sì, radunati davanti al maxi-schermo che seguiva lo spoglio. Una senatrice lesbica ha festeggiato la novità proponendo il matrimonio il diretta alla tv nazionale. “Tutto ciò ha davvero toccato un nervo scoperto in Irlanda”, ha detto il ministro dell’Uguaglianza, Aodhan O’Riordain. “E’ un messaggio forte per ogni giovane Lgbt in Irlanda e ogni giovane Lgbt nel mondo”, ha concluso.

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