Tunisi (Tunisia), 20 mar. (LaPresse/EFE) – Gli autori della strage di Tunisi avvenuta mercoledì si erano addestrati nelle fila dello Stato islamico in Libia e sono rientrati in Tunisia proprio dal Paese vicino. Lo conferma il segretario di Stato per gli affari della sicurezza tunisino, Rafik Chelly, secondo il quale gli attentatori sono entrati nel Paese a dicembre. “Sappiamo – ha spiegato, citato dai media locali – che si sono addestrati in alcuni campi per tunisini takfiri (ramo ultra radicale dell’islam, ndr), in Libia, a Sabrata, Bengasi o Derna”. Chelly ha ammesso che i sospetti erano nel mirino della polizia ed erano indagati, ma non si pensava potessero portare a termine un attacco di questa portata.
L’attacco di mercoledì è iniziato quando un giovane di circa vent’anni armato di fucile ha aperto il fuoco contro un gruppo di turisti che si trovavano su un bus nei pressi del Museo del Bardo, nella capitale. Dopo gli spari, che hanno provocato la morte di sette persone, gli assalitori hanno preso diversi ostaggi e si sono asserragliati in un’area tra il museo e il vicino Parlamento, dove in precedenza avevano provato a entrare. Qui altre persone hanno perso la vita, prima della liberazione degli ostaggi da parte delle forze di sicurezza. In tutto le vittime sono state 23. L’attentato è stato rivendicato in un video pubblicato su internet dal gruppo Stato islamico. Ieri le forze di sicurezza tunisine hanno annunciato che sono stati effettuati nove arresti. Quattro persone sono state interrogate per la loro presunta partecipazione all’attacco, altre cinque per aver dato appoggio e copertura alla cellula.
Gli agenti non scartano l’ipotesi secondo cui i terroristi potrebbero aver avuto l’appoggio del gruppo jihadista Ansar al Sharia, che ha la sua roccaforte nella regione di Kasserin, zona di montagna alla frontiera con l’Algeria. Qui, a metà febbraio, un gruppo di terroristi aveva aperto il fuoco contro un posto di blocco della Guardia nazionale, uccidendo quattro agenti. Da allora, polizia ed esercito stanno conducendo un’operazione per arrestare gli autori dell’attacco e riprendere il controllo di un territorio di circa cento chilometri quadrati dove si concentrano jihadisti provenienti da vari Paesi del Sahel.
Mercoledì, il padre di uno dei sospetti terroristi uccisi ha detto che non era a conoscenza dell’attività del figlio e che pensava si fosse recato in Iraq e Siria per unirsi alle fila dello Stato islamico. Ieri il governo ha convocato una riunione speciale di sicurezza per mettere in atto nuove misure. Secondo fonti della stessa sicurezza, circa tremila tunisini si sono già uniti all’Isis.
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