Riyad (Arabia Saudita), 25 feb. (LaPresse/EFE) – In Arabia Saudita è stata eseguita la condanna a morte per decapitazione di un cittadino giordano condannato per contrabbando di anfetamine. Lo riferisce il ministero dell’Interno saudita, spiegando che l’esecuzione dell’uomo, Omar Mohamed Abdelmoti Alrobai, è stata compiuta nella regione settentrionale di Al Yuf, vicino al confine con la Giordania. La sentenza del tribunale di primo grado era stata confermata anche in appello e poi dal tribunale supremo. L’ordine finale dell’esecuzione è stato dato però, come d’abitudine, dal re saudita, Salman bin Abdelaziz, salito al trono recentemente a seguito della morte del fratello Abdullah.
Il ministero dell’Interno saudita sottolinea che il governo di re Salman “è deciso a combattere le droghe e i gravi danni che provoca nella società, per cui applicherà le sanzioni più severe contro i contrabbandieri”. Lo scorso 3 febbraio le autorità saudite hanno decapitato un altro cittadino giordano per contrabbando di anfetamine nella stessa regione di Al Yuf. Otto giorni dopo fu decapitato un cittadino yemenita che era stato condannato a morte per traffico di hashish.
Questo tipo di esecuzioni si applicano in Arabia Saudita in virtù di una stretta interpretazione della sharia, la legge islamica, e consiste nel decapitare gli accusati a colpi di spada. Vengono imposte inoltre altre pene, come la lapidazione o l’amputazione di arti. In Arabia Saudita la condanna a morte è applicabile a persone ritenute colpevoli di assassinio, violazione, narcotraffico, stregoneria e omosessualità.
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