Di Ilaria Leccardi

Parigi (Francia), 10 gen. (LaPresse) – “Non abbiamo il tempo per pensare, per far emergere le nostre emozioni. L’obiettivo è solo riuscire a pubblicare il nostro giornale ogni giorno, fare il nostro lavoro nel miglior modo possibile, per dimostrare che la libertà di stampa e di espressione devono vincere”. Alexandra Schwartzbrod, vicedirettrice del quotidiano francese Libération, ha la voce risoluta e tranquilla quando cerca di raccontare a LaPresse come la redazione sta vivendo i giorni dopo l’attacco di mercoledì contro i colleghi della rivista satirica Charlie Hebdo. Un attacco che ha sconvolto il Paese, ma anche l’intero universo dell’informazione.

Il lavoro dei giornalisti e dei dipendenti di Libération è frenetico anche oggi che è sabato, giorno in cui generalmente il giornale di sinistra francese è chiuso. I controlli di sicurezza nell’edificio sono aumentati, ma la vita di redazione è più o meno la stessa di sempre. “Saremo in edicola anche domani perché pensiamo che i nostri lettori lo vogliano, anche in vista della grande manifestazione di Parigi”, spiega ancora Schwartzbrod, che poi aggiunge: “Non abbiamo mai ricevuto così tanti messaggi di solidarietà e di incoraggiamento come in questi giorni. Ecco perché dobbiamo dare il meglio”.

Solidarietà arrivata anche per la scelta di ospitare, fin dal giorno dopo la strage, i sopravvissuti della redazione di Charlie Hebdo, che hanno deciso di continuare a lavorare e di uscire mercoledì 14 gennaio in edicola con un numero speciale. “Abbiamo dato loro una parte riservata della redazione, in modo che possano stare tranquilli e che non vengano disturbati da nessuno. Sono circa una dozzina, devono poter lavorare in modo pacifico”, aggiunge ancora Schwartzbrod. Alla riunione di redazione che si è svolta ieri ha potuto prendere parte una giornalista di Libération, Isabelle Hanne, che oggi ha pubblicato sull’edizione cartacea del giornale un toccante racconto della giornata. Ora i vignettisti e i loro colleghi potranno continuare a lavorare anche grazie ai computer donati da Le Monde.

La tragedia di mercoledì, quando i fratelli Said e Cherif Kouachi hanno fatto irruzione nella sede del settimanale uccidendo in tutto 12 persone tra cui il direttore Stephane Charbonnier (‘Charb’), ha colpito direttamente anche Libération. E non solo per la vicinanza ai colleghi uccisi, ma anche perché, spiega la vicedirettrice, “avevamo un nostro giornalista nella sede del settimanale al momento dell’attacco. Si tratta di Philippe Lançon, di cui per circa due ore mercoledì non abbiamo avuto notizie”. Sono stati momenti di angoscia. Il giornalista, critico letterario per il quotidiano, è rimasto gravemente ferito nell’attacco, ma è riuscito a cavarsela. Ora è in ospedale.

Molti all’interno di Libération conoscevano personalmente i vignettisti di Charlie Hebdo uccisi nell’attacco. “Il nostro direttore – aggiunge ancora Alexandra Schwartzbrod – era amico di Cabu. Era sconvolto dopo l’attacco, per la prima volta l’abbiamo visto pregare”.

La tragedia, a detta dei giornalisti, ha scatenato un senso di unione nella società civile francese. Ogni giorno dopo la strage le copie di Libération, così come degli altri quotidiani, vanno letteralmente esaurite prima della fine della giornata. “I francesi – conclude Schwartzbrod – comprano tre o quattro giornali ogni giorno, anche come forma di solidarietà, a dimostrazione che è importante difendere la libertà di informazione. Spero che questa unità duri. Credo che sarà una dura battaglia, ma sono fiduciosa nel fatto che sia possibile vincerla”.

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