di Ilaria Leccardi

Torino, 27 nov. (LaPresse) – Sei mesi per arrivare quasi a quadruplicare il consenso politico. Continuare a lavorare su tematiche spinose a partire da una Spagna che, nonostante la ripresa del Pil, stenta a garantire prospettive economiche positive. Operare attraverso il web, ma soprattutto nei circoli territoriali. Cercare di creare un’alternativa. È quanto ha fatto Podemos, il partito rivelazione spagnolo, nato dalle proteste antiausterità. Una formazione politica già capace di un exploit alle elezioni europee del 25 maggio scorso (il 7,98% delle preferenze, per un totale di oltre 1,2 milioni di voti e cinque seggi conquistati all’europarlamento), e balzato in testa alle intenzioni di voto secondo l’ultimo sondaggio pubblicato da El Mundo e realizzato da Sigma. Se le elezioni si tenessero oggi, il partito guidato dal giovane professore universitario Pablo Iglesias otterrebbe il 28,3% dei voti. Sorpasso dunque nei confronti del Partido Popular del premier Mariano Rajoy, fermo al 26,3%, e addirittura distacco dal Psoe, il partito socialista guidato da Pedro Sanchez, che non va oltre al 20,1%.

“Pur dovendo batterci contro gli attacchi dei media nazionali, sappiamo che i sondaggi per noi sono buonissimi. Questo ci fa sentire una grande responsabilità nei confronti del Paese”, commenta a LaPresse Lola Sanchez (la seconda da sinistra nella fotografia), una dei cinque membri di Podemos ‘catapultati’ a Bruxelles grazie al voto di sei mesi fa (oltre a lei lo stesso Iglesias, Pablo Echenique, Teresa Rodriguez Rubio e Tania Gonzalez Peñas). Una responsabilità che, nel caso il voto previsto per la fine del prossimo anno andasse davvero come dicono i sondaggi, potrebbe porre il partito davanti alla scelta di un’alleanza difficile, magari con il Psoe. Su questo però i volti pubblici di Podemos sono determinati. “Nel caso in cui non ci fosse una maggioranza chiara – risponde Sanchez – esistono altri partiti con approcci più vicini a Podemos rispetto al Psoe. Quest’ultimo vota assieme al Pp e per noi non è un alleato possibile, è un deciso oppositore del necessario rinnovamento del sistema attuale”.

Nonostante una laurea in Scienze politiche e Sociologia e un passato come docente precaria, e dopo una serie di esperienze lavorative all’estero, Lola, una delle tante ‘vittime’ della crisi che ha assorbito la Spagna, era finita a fare la cameriera in un bar. Ora si trova a discutere di economia, sviluppo e questioni internazionali con i vertici dell’Unione europea. Trentasei anni, originaria di Cartagena, si divide tra l’attività di europarlamentare e quella di militante nel suo circolo di provenienza. “All’epoca delle candidature per le elezioni europee – ricorda – sono stata l’unica donna del mio circolo a farmi avanti. Il tutto è stato molto rapido. Abbiamo condotto la campagna per le primarie, poi sono stata eletta. Nella mia vita è stato un cambiamento radicale”.

Membro della commissione per lo sviluppo e di quella per il commercio internazionale, l’eurodeputata spagnola è molto attiva a Bruxelles. Tra le sue principali battaglie quella contro l’adozione del Ttip, il Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti, ossia l’accordo commerciale di libero scambio che Unione europea e Stati Uniti stanno discutendo. “Del Trattato – spiega – in Spagna si parla pochissimo, ma Podemos vuol far conoscere la questione all’opinione pubblica. Consideriamo il Ttip una minaccia grave”, un “assegno in bianco ai grandi capitali, gli stessi che hanno causato questa crisi”, approvarlo “significherebbe un taglio ai diritti sociali e lavorativi”, ma anche un “pericolo per l’ambiente e la sicurezza alimentare”. Un accordo i cui dettagli, secondo l’eurodeputata, sono stati “occultati” volontariamente e che porterà prima di tutto a una serie di privatizzazioni di servizi pubblici e poi a delocalizzazioni in ambito lavorativo.

Come deciso dal partito, gli europarlamentari di Podemos non percepiscono più di 2.000 euro al mese e possono scegliere a chi donare il resto dello stipendio. Nell’ultimo mese Sanchez ed Enquiche hanno optato per le associazioni che in Spagna riuniscono le persone vittima del farmaco talidomide. A ottobre il tribunale di Madrid ha annullato la sentenza contro il colosso farmaceutico Gruenenthal, condannato l’anno scorso a risarcire 22 cittadini spagnoli che additavano come responsabile delle proprie disabilità il talidomide. Un farmaco, quest’ultimo, venduto tra gli anni Cinquanta e Sessanta come sedativo, destinato in particolare alle donne in gravidanza, i cui figli spesso nascevano con gravi alterazioni degli arti, come amelia o focomelia. “Chiediamo – spiega Sanchez – che venga riconosciuto un indennizzo alle vittime spagnole del farmaco, è impressionante vedere persone che vivono questa sofferenza, a cui non è stato riconosciuto nulla. Abbiamo incontrato le associazioni spagnole a Bruxelles e con loro quelle di altri Paesi, come il Regno Unito, dove gli indennizzi sono stati invece riconosciuti”.

C’è chi tende ad avvicinare questo nuovo partito spagnolo, nato dai movimenti di piazza, al Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Alcuni punti di convergenza ci sono, certo, soprattutto nelle tematiche affrontate. Ma l’impostazione è differente. A partire dall’esistenza di un Congresso, quello che si è tenuto il 15 novembre a Madrid e che ha incoronato Pablo Iglesias come segretario generale di Podemos. In realtà sulla decisione di avere un leader unico non erano tutti d’accordo. La stessa Lola Sanchez, assieme agli eurodeputati Echenique e Rodriguez, aveva sponsorizzato un’altra linea. “Siamo convinti – spiega – che sia necessario dare maggiore potere ai circoli e alle assemblee cittadine. Al posto di un leader avremmo preferito parlare di ‘portavoce’ (tre nello specifico, ndr), anche perché abbiamo sempre detto di non volere essere come gli altri partiti. L’altra linea, che poi ha vinto, punta invece su un esecutivo più forte, con un leader unico, che avrà maggiore peso nel movimento. Così è stato scelto.

Ora continueremo a lavorare”.

E poi, rispetto ai 5 Stelle, Podemos non ha paura a collocarsi esplicitamente a sinistra. Proprio al Congresso del 15 novembre ospite d’onore era Alexis Tsipras, leader del partito greco Syriza, con cui Podemos ha siglato un’alleanza de facto. A Bruxelles, la stessa Lola Sanchez, conferma ottimi rapporti con i rappresentanti italiani della formazione politica L’Altra Europa con Tsipras, “in particolare con Eleonora Forenza, con la quale lavoro a stretto contatto”. “Con il Movimento 5 Stelle – aggiunge – non possiamo dire di avere la stessa posizione su tutto. Ci sono però persone valide, con cui lavoro bene, come ad esempio Ignazio Corrao”.

L’attenzione degli eurodeputati di Podemos non può però non concentrarsi sulla realtà spagnola. “A livello sociale – sottolinea Lola Sanchez – la situazione continua a essere un disastro. Ci sono alti indici di malnutrizione e povertà infantile. Molte persone hanno lasciato il Paese perché non c’è lavoro. Il governo sostiene che le cose stiano migliorando, ma fa riferimento solo a dati macroeconomici. La realtà è che non c’è lavoro e abbiamo 500mila famiglie senza alcun tipo di entrata economica”.

Impossibile infine non parlare del tema che ha interessato i movimenti indipendentisti di tutta Europa, ossia le rivendicazioni della Catalogna. “Quello che stanno facendo il governo di Madrid guidato da Mariano Rajoy e il governo catalano di Artur Mas – commenta l’eurodeputata – è una vera e propria pantomima. Una mossa per accaparrare voti e consensi. Ora come ora sembra un problema senza soluzione. Noi vogliamo che sia realmente il popolo a decidere, vogliamo che l’opinione pubblica possa esprimersi, ma non nel modo inutile promosso dal governo di Mas”. La vera sfida all’interno della Spagna deve ancora essere giocata e si chiama elezioni generali. Ora Podemos ha un anno di tempo per misurarsi con le sue capacità e capire se ha la forza di arrivare a guidare il Paese.

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