Seul (Corea del Sud), 11 nov. (LaPresse/AP) – Un tribunale sudcoreano ha condannato a 36 anni di prigione Lee Joon-seok, il capitano del traghetto Sewol affondato lo scorso 14 aprile al largo delle coste della Corea del Sud, causando la morte di oltre 300 persone. Secondo i giudici della corte distrettuale di Gwangju il capitano è stato professionalmente negligente e ha abbandonato i suoi passeggeri. Il capo ingegnere è stato condannato a 30 anni, e altri 13 membri dell’equipaggio sono stati condannati a pene fino a 20 anni, secondo quanto ha riportato l’agenzie di stampa Yonhap e altri media sudcoreani. Lee Joon-seok e altri tre membri dell’equipaggio in precedenza erano stati accusati dalla procura di omicidio e di altri capi di imputazione. Altre undici persone avevano ricevuto accuse meno serie.
Lee ha chiesto scusa per aver abbandonato i passeggeri e ha dichiarato che non sapeva che le sue azioni avrebbero portato alla morte di così tante persone. Lee avrebbe potuto ricevere la pena di morte per le accuse di omicidio. La procura e i membri dell’equipaggio hanno una settimana per ricorrere in appello, secondo la corte. Sulla nave c’erano in tutto 476 passeggeri, e solo 172 sono stati tratti in salvo. La maggior parte delle vittime erano studenti adolescenti in gita scolastica. Quasi sette mesi dopo il naufragio sono stati recuperati 295 corpi, ma nove sono ancora dispersi.
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