Kiev (Ucraina), 22 feb. (LaPresse/AP) – Svolta in Ucraina. La ex premier Yulia Tymoshenko è stata scarcerata dopo due anni di detenzione e, dopo avere lasciato la città orientale di Charkiv, si è subito recata a piazza Indipendenza a Kiev, dove ha ricevuto un’accoglienza trionfale dai circa 50mila manifestanti che erano radunati. Il Parlamento dell’Ucraina ha approvato intanto la rimozione di Viktor Yanukovych dalla presidenza, fissando nuove elezioni presidenziali per il 25 maggio. E Yanukovych è fuggito a Charkiv, roccaforte dei suoi sostenitori, la stessa città in cui era agli arresti Tymoshenko. In una giornata in cui le notizie dall’Ucraina si sono susseguite in modo rapido, inoltre, i manifestanti antigovernativi sono entrati nella residenza Mezhygirja di Yanukovych, vicino Kiev, e hanno scoperto una vera e propria reggia sfarzosa, che contribuisce ulteriormente a diffondere l’immagine di lui come un leader che vive nello splendore mentre l’economia del suo Paese è in difficoltà.

PARLAMENTO RIMUOVE YANUKOVYCH, LUI VIA DA KIEV. La situazione è apparsa in rapida evoluzione fin da stamattina, quando è giunta la notizia delle dimissioni del presidente del Parlamento, Volodymyr Rybak, e si è saputo che Yanukovych aveva lasciato Kiev. È emerso quasi subito che il presidente era andato nell’est del Paese, solido bastione dei suoi sostenitori, dove a Charchiv erano riuniti i parlamentari regionali dell’est. Intanto il Parlamento ha cominciato ad approvare una serie di provvedimenti: ha eletto come nuovo presidente dell’Assemblea Oleksandr Turchynov, membro del partito Patria di Yulia Tymoshenko; ha scelto come primo ministro ad interim Oleksandr Turchynov, anche lui membro di Patria, e ha nominato Arsen Avakov nuovo ministro dell’Interno. A ora di pranzo, inoltre, l’aula ha votato con 322 voti a favore per la liberazione immediata di Yulia Tymoshenko. A seguire nel pomeriggio il Parlamento ha detto sì alla rimozione di Yanukovych dalla presidenza e ha fissato le elezioni presidenziali anticipate per il 25 maggio.

YANUKOVYCH: È COLPO DI STATO, IO NON MI DIMETTO. Dal canto suo Yanukovych, in un discorso andato in onda in televisione, annunciava che non aveva alcuna intenzione di dimettersi, ha definito quanto stava avvenendo a Kiev un colpo di Stato, paragonando la crisi in corso all’ascesa dei nazisti, e infine ha annunciato che non firmerà nessuna delle misure approvate dal Parlamento negli ultimi due giorni. Nonostante l’ostentata fermezza, tuttavia, nelle ultime ore la maggioranza di Yanukovych ha perso pezzi. Gli ultimi provvedimenti, infatti, sono stati approvati dal Parlamento a larga maggioranza, con i voti favorevoli anche di alcuni membri del Partito delle regioni di Yanukovych, che gradualmente sta anche perdendo deputati. Secondo quanto ha riferito il vice presidente della Rada (questo il nome del Parlamento ucraino), Ruslan Koshulynsky, fra ieri e oggi il Partito delle regioni ha perso 41 deputati. Inizialmente il partito aveva 205 seggi, sui 450 totali dell’Assemblea.

FUGGITI IN RUSSIA 2 ALLEATI DI YANUKOVYCH. Ma mentre Yanukovych manteneva i toni duri, due suoi alleati sono fuggiti in Russia: si tratta del governatore della regione di Charkiv, Mikhaylo Dobkin, e del sindaco di Charkiv, Hennady Kernes. A riferirlo ad Associated Press è stato un portavoce del servizio della guardia di confine ucraina, Oleh Slobodyan. I timori che si diffondono in queste ore sono di una possibile divisione dell’Ucraina in due parti, quella orientale più protesa verso la Russia e quella occidentale più aperta verso l’Unione europea.

TYMOSHENKO SCARCERATA, POI AL MAIDAN: NON E’ FINITA. Intanto nella stessa Charkiv Yulia Tymoshenko è stata liberata dall’ospedale nel quale era agli arresti per motivi di salute, in quello che il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz ha definito un ‘momento storico’. Tymoshenko, dopo avere annunciato che si candiderà alla presidnza, si è subito diretta al Maidan a Kiev, dove è stata accolta da una folla euforica di circa 50mila persone. A loro si è rivolta dal palco, dove è apparsa molto stanca e provata, ma sempre piena di entusiasmo. ‘Siete eroi, voi siete la cosa migliore dell’Ucraina’, ha detto riferendosi alle persone rimaste uccise nelle violenze degli scorsi giorni. Poi ha chiesto ai dimostranti di continuare ad occupare il Maidan: ‘In nessun caso avete il diritto di lasciare il Maidan finché non avrete portato a conclusione tutto quello che era nei vostri programmi’, ha detto Tymoshenko. Secondo l’ultimo bilancio diffuso oggi dal ministero della Salute ucraino, nelle violenze dei giorni scorsi sono morte 82 persone.

L’ECO DELLA RIVOLUZIONE ARANCIONE. Il capovolgimento delle sorti di Tymoshenko e Yanukovych al quale si è assistito in queste ore ricorda quanto avvenne 10 anni fa con la Rivoluzione arancione, la cui leader era proprio Tymoshenko e il cui fulcro ruotava proprio intorno alla stessa piazza Indipendenza di Kiev epicentro delle proteste degli ultimi tre mesi. Nel 2004 le massicce proteste costrinsero a ripetere le elezioni presidenziali, sulle quali pesavano accuse di brogli: la maggior parte dei voti venivano attribuiti a Yanukovych, ma dopo che il voto fu ripetuto salì al potere come presidente Viktor Yushchenko, appoggiato dai Paesi occidentali. Viktor Yanukovych vinse invece le successive elezioni presidenziali nel 2010, battendo di misura proprio Tymoshenko, che fu arrestata, mandata a processo e condannata per abuso d’ufficio. La sua condanna fu vista da molti come motivata politicamente e la liberazione è giunta appunto oggi dopo due anni, a seguito del voto del Parlamento.

LA REGGIA DI YANUKOVYCH. Intanto oggi i manifestanti sono entrati nella residenza Mezhygirja di Yanukovych, vicino Kiev. All’interno hanno scoperto strutture e arredamenti sfarzosi. Un giornalista di Associated Press ha visitato i terreni e ha visto prati curati, un laghetto, diverse case di lusso e una grande residenza, una elaborata struttura di cinque piani con colonne di marmo. I dimostranti hanno attaccato una bandiera ucraina a un lampione, urlando ‘Gloria all’Ucraina’. Oltre alle ricchezze, pare siano stati ritrovati una lista nera di giornalisti e alcuni documenti riguardanti la giornalista Tetyana Chornovol, il che potrebbe avere risvolti interessanti visto che la reporter accusa il presidente di avere ordinato il suo pestaggio del 25 dicembre.

ABBATTUTE STATUE LENIN. In tutto il Paese i dimostranti hanno sfogato la loro rabbia abbattendo diverse statue di Vladimir Lenin, considerate un simbolo del potere di Mosca. E la Russia ha fatto sentire nuovamente la sua voce tramite il ministro degli Esteri, Sergey Lavrov, il quale ha chiamato prima i suoi omologhi di Germania, Francia e Polonia, e poi il segretario di Stato americano John Kerry. Ai rappresentanti di Berlino, Parigi e Varsavia ha denunciato che l’opposizione ucraina ‘non solo non ha rispettato nessuno dei suoi obblighi, ma continua ad avanzare nuove richieste sotto l’influenza di estremisti armati e rivoltosi’ le cui azioni ‘costituiscono una diretta minaccia alla sovranità dell’Ucraina e all’ordine costituzionale’. A John Kerry, invece, ha detto che l’opposizione si rifiuta di deporre le armi e ha il controllo della capitale Kiev.

LA CRISI DA NOVEMBRE A OGGI. Le proteste in Ucraina sono cominciate dopo che lo scorso 21 novembre Yanukovych ha annunciato la sospensione dei preparativi per firmare l’accordo di associazione con l’Ue, preferendo privilegiare i rapporti con la Russia. Da allora migliaia di manifestanti sono scesi in piazza: prima per chiedere al governo di fare marcia indietro sulla decisione; poi, visto che la leadership è rimasta ferma nella propria posizione, per chiedere le dimissioni del governo. La marcia indietro di Yanukovych sarebbe potuta arrivare nel corso del summit europeo di Vilnius sulla partnership orientale, che si è tenuto il 28 e 29 novembre e al quale lo stesso Yanukovych ha partecipato, ma in realtà non c’è stata.

I RAPPORTI CON LA RUSSIA. Mosca ha lavorato in modo aggressivo per far saltare l’accordo fra Ucraina e Ue e portare Kiev nella sua orbita, imponendo restrizioni commerciali e minacciando di adottarne altre in futuro. Dopo che Yanukovich ha accantonato l’accordo con l’Ue, la Russia ha promesso a Kiev prestiti complessivi per 15 miliardi di dollari. Finora dalle casse di Mosca sono usciti soltanto 3 miliardi di dollari e martedì il ministro delle Finanze russo, Anton Siluanov, aveva annunciato che la Russia era pronta a versare 2 miliardi di dollari nelle casse dell’Ucraina. A seguito dell’esplodere delle violenze, tuttavia, l’erogazione è stata momentaneamente sospesa.

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