Egitto, al via processo a Morsi: lui in aula, tensioni in piazza

Egitto, al via processo a Morsi: lui in aula, tensioni in piazza

Il Cairo (Egitto), 4 nov. (LaPresse/AP) – Si è aperto oggi al Cairo il processo al presidente deposto dell’Egitto, Mohammed Morsi, destituito con il colpo di Stato militare dello scorso 3 luglio e da allora agli arresti in una località segreta. Morsi, alla sbarra insieme ad altri 14 imputati dei Fratelli musulmani, affronta accuse di incitamento all’omicidio in relazione alla protesta contro di lui avvenuta il 5 dicembre del 2012 davanti al palazzo presidenziale al Cairo, in cui morirono 10 persone. Poco dopo l’avvio l’udienza è stata sospesa perché gli imputati intonavano slogan e successivamente il processo è stato aggiornato all’8 gennaio. In aula Morsi ha detto al giudice che lui è ‘il presidente legittimo’ e che non riconosce la giurisdizione della Corte. Intanto sono già cominciate le attese manifestazioni da parte dei sostenitori della Fratellanza e il dispiegamento di forze di sicurezza è imponente, con centinaia di poliziotti in tenuta anti-sommossa e veicoli blindati schierati da stamattina intorno all’accademia di polizia scelta come sede del processo.

MORSI SI DICHIARA PRESIDENTE, PROCESSO RINVIATO A GENNAIO. Morsi era presente in aula dopo essere arrivato in tribunale stamattina a bordo di un elicottero. I 14 coimputati invece, tra cui ci sono alti leader della Fratellanza come Mohammed el-Beltagy e Essam el-Erian, sono stati portati nella struttura a bordo di auto blindate della polizia dal carcere in cui sono detenuti, nella zona sud della città. Quella di oggi è stata per l’ex presidente egiziano la prima apparizione in pubblico dal golpe di luglio. Da allora si trova infatti agli arresti in un luogo segreto.

In aula Morsi ha avuto diversi screzi con il giudice. Innanzitutto l’udienza, riferiscono fonti della sicurezza, è cominciata con circa due ore di ritardo perché l’ex presidente ha insistito per non indossare l’uniforme da detenuto solitamente portata dagli imputati, in linea con il suo rifiuto di riconoscere la legittimità del processo. Poco dopo l’avvio è giunta la sospensione da parte del giudice a causa di canti intonati in aula dagli imputati. Inoltre quando il giudice ha chiamato il nome di Morsi identificandolo come ‘imputato’, lui ha risposto: ‘Io sono il dottor Mohammed Morsi, il presidente della repubblica. Sono il presidente legittimo dell’Egitto’. Poi ha aggiunto: ‘Rifiuto di essere processato da questa Corte’, e ha detto che piuttosto sono da processare i leader del golpe di luglio. Il processo è stato poi rinviato all’8 gennaio per permettere agli avvocati della difesa di rivedere i documenti.

STESSA SEDE DEL PROCESSO A MUBARAK. Il processo a Morsi si tiene in un’accademia di polizia nella zona est della capitale egiziana, la stessa sede scelta per celebrare il nuovo processo all’ex presidente Hosni Mubarak, accusato di non avere fermato le uccisioni di 900 manifestanti nel corso della rivolta di 18 giorni del 2011 che ha portato alla sua cacciata dopo 29 anni al potere. Inizialmente il processo doveva tenersi in un’altra accademia di polizia, nella zona sud del Cairo, ma ieri le autorità hanno annunciato il cambio di luogo all’ultimo momento, probabilmente per ostacolare lo svolgimento delle proteste di grandi proporzioni già organizzate dai pro Morsi. Diversamente da quanto è successo con il processo a Mubarak (il primo, non il secondo), quello al via oggi non viene trasmesso in diretta tv.

PROTESTE DEI PRO MORSI AL CAIRO, ATTACCATE TROUPE TV. I Fratelli musulmani avevano annunciato di avere programma per oggi grandi manifestazioni e il ministro dell’Interno, Mohammed Ibrahim, ha ordinato un ampio dispiegamento di forze di sicurezza, avvertendo che ci sarà una reazione dura a qualsiasi mancato rispetto delle misure di sicurezza da parte dei pro Morsi. Effettivamente diverse centinaia di sostenitori della Fratellanza si sono già radunate davanti all’accademia di polizia e manifestazioni sono cominciate anche in altre zone del Cairo, per esempio davanti alla sede della Corte costituzionale suprema e davanti al principale tribunale in centro. Davanti all’accademia i dimostranti portano cartelli con il simbolo del campo di protesta pro Morsi di Rabaa, cioè il palmo di una mano con quattro dita aperte, in segno di soliderietà con le vittime uccise nel violento sgombero dell’accampamento il 14 agosto scorso da parte delle forze di sicurezza. Vengono inoltre intonati slogan contro il generale Abdel-Fattah el-Sissi, il capo dell’esercito che ha guidato il colpo di Stato militare del 3 luglio con il quale è stato deposto Morsi. Sempre vicino al tribunale i manifestanti hanno attaccato alcune troupe di televisioni locali, accusando i giornalisti di essere disonesti e parziali.

TRIBUNALE BLINDATO. Centinaia di poliziotti in tenuta anti-sommossa e veicoli blindati di polizia ed esercito circondano il tribunale da stamattina. Inoltre è stato chiuso il tratto finale di strada che porta all’accademia di polizia e solo il personale autorizzato e i giornalisti accreditati hanno il permesso di avvicinarsi alla struttura. Sia il governo che i sostenitori della Fratellanza avevano previsto uno scenario cupo, accusandosi a vicenda di avere in programma uccisioni, compresa quella di Morsi in persona. Stamattina il traffico al Cairo, considerato che era lunedì mattina, era meno intenso del solito, il che suggerisce che molti dei 18 milioni di residenti hanno scelto di restare a casa per timori di violenze. In alcune scuole private è stato detto ai genitori di tenere i bambini a casa, invece sono aperti normalmente scuole pubbliche, uffici governativi e banche.

DI COSA È ACCUSATO MORSI. Le accuse di incitamento all’omicidio a carico di Morsi e dei 14 coimputati si riferiscono a quanto accaduto il 5 dicembre del 2012. Allora migliaia di manifestanti anti Morsi allestirono accampamenti pacifici davanti al palazzo presidenziale e protestarono per chiedere di cancellare il decreto costituzionale che aveva attribuito temporaneamente al presidente poteri anche al di sopra dei tribunali. La polizia si mostrò riluttante a disperdere la folla e i sostenitori di Morsi attaccarono i dimostranti, provocando scontri nei quali morirono 10 persone. Secondo i procuratori, dietro agli attacchi c’erano Morsi e la Fratellanza. Molti furono picchiati e alcuni addirittura torturati davanti al palazzo presidenziale, come mostrarono diversi video diffusi sui social network. Tra le vittime ci fu anche un giornalista e attivista, El-Husseini Abu-Deif, che diventò icona dei manifestanti pro democratici. La versione sostenuta dai Fratelli musulmani è che la maggior parte delle vittime erano sostenitori di Morsi, ma questa affermazione è stata contestata.

I 14 COIMPUTATI MEMBRI DELLA FRATELLANZA. Insieme a Morsi vanno a processo 14 membri dei Fratelli musulmani. Tra loro ci sono leader come Mohammed el-Beltagi ed Essam el-Erian, e anche tre dei più stretti collaboratori del presidente deposto: Ahmed Abdel-Atti, Assad Shaikha e Ayman Houdhoud. Alla sbarra anche due giovani attivisti islamisti, Ahmed el-Mougheer e Abdel-Rahman Ezz, come pure l’ultraconservatore salafita Gamal Saber e il religioso radicale Abdullah Badr.

L’APPELLO DI AMNESTY INTERNATIONAL. Amnesty International, in una nota diffusa ieri, ha definito il processo a Morsi un ‘test’ per le autorità egiziane, che devono garantirgli ‘il diritto di sfidare le prove contro di lui in tribunale’. ‘Non riuscire a fare questo metterebbe ulteriormente in discussione i motivi dietro al suo processo’, ha affermato Hadj Sahraoui, direttore di Amnesty per il Medioriente. In passato Amnesty ha chiesto sia il rilascio di Morsi che il suo trasferimento dal posto segreto nel quale è detenuto in una struttura nota. Durante i quattro mesi di detenzione, a Morsi non è stato consentito di incontrare gli avvocati, lui ha parlato almeno due volte telefonicamente con la sua famiglia e ha ricevuto due delegazioni straniere. Il suo arresto è stato definito dai sostenitori un vero e proprio rapimento e Morsi si è rifiutato di collaborare nel corso degli interrogatori.

Per alleviare lo shock della prima apparizione pubblica di Morsi dal golpe, ieri i militari avevano passato al quotidiano El-Watan un video con le prime immagini dell’ex presidente in detenzione. A spiegare il motivo della diffusione del filmato erano state proprio fonti dell’esercito. Nel video Morsi indossava una tuta da ginnastica blu e, mentre era seduto su una sedia, parlava in modo calmo dicendo: ‘Rappresenterò me stesso davanti a ogni tribunale, non sono coinvolto nell’uccisione di manifestanti, lo dirò ai giudici’.

GOLPE DI LUGLIO E REPRESSIONE DELLA FRATELLANZA. Dopo il colpo di Stato del 3 luglio l’Egitto è stato teatro di un’ondata di violenze. I militari hanno avviato una dura repressione dei sostenitori di Morsi e dei membri dei Fratelli musulmani: il 14 agosto le forze di sicurezza hanno fatto irruzione nel principale accampamento di protesta allestito dai pro Morsi per chiedere il ritorno del presidente deposto, quello a piazza Rabaa, uccidendo centinaia di persone e dando il via a giorni di rivolte in cui restarono sul campo oltre mille vittime. Decine inoltre gli arresti di leader della Fratellanza. Da luglio si sono inoltre moltiplicati gli attentati: a settembre un kamikaze si fece esplodere a bordo di un’auto nel tentativo di assassinare il ministro dell’Interno e decine di agenti delle forze di sicurezza sono stati uccisi in una serie di sparatorie fra auto in corsa, esplosioni e attacchi con autobombe. Si è polarizzata la contrapposizione fra gli islamisti sostenitori di Morsi da una parte e l’establishment militare con i moderati musulmani e i cristiani dall’altra. Diverse chiese sono state incendiate e, in un attentato avvenuto al Cairo il mese scorso, cinque copti e un musulmano sono stati uccisi in una sparatoria davanti a una chiesa.

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