Sydney (Australia), 31 ott. (LaPresse/AP) – Le ambasciate americane e australiane nella regione dell’Asia Pacifico sono usate come basi per la raccolta segreta di dati elettronici da parte delle agenzie di Washington. Secondo un documento della National Security Agency (Nsa), fatto trapelare dall’ex contractor Edward Snowden attraverso il giornale tedesco Der Spiegel, attraverso il programma ‘Stateroom’ le ambasciate di Usa, Regno Unito, Australia e Canada hanno ospitato le apparecchiature per condurre le attività di sorveglianza. Questi Paesi, così come la Nuova Zelanda, hanno un accordo per la condivisione dell’intelligence noto come ‘Five Eyes’. La testata australiana Fairfax ha riferito che le ambasciate australiane coinvolte sono quelle di Giacarta, Bangkok, Hanoi, Pechino, Dili a Timor Est.
Inoltre, anche le Alte commissioni di Kuala Lumpur in Malesia e Port Moresby in Papua Nuova Guinea. Basandosi sul documento del Der Spiegel e su una intervista a un ex ufficiale dell’intelligence, rimasto anonimo, Fairfax afferma che le sedi diplomatiche sono usate per intercettare telefonate e dati internet in Asia. “La Cina è fortemente preoccupata per le notizie e chiede un chiarimento e una spiegazione”, ha reagito il ministero degli esteri di Pechino. Il ministro degli Esteri indonesiano, Marty Natalegawa, ha detto che il suo governo “non può accettare e si oppone duramente alle notizie dell’esistenza di strutture di spionaggio all’ambasciata Usa di Giacarta”. “Ogni agenzia governativa australiana, ogni ufficiale australiano, in patria e all’estero, opera nel rispetto della legge. Questa è la rassicurazione che posso dare alla gente”. Così il premier australiano Tony Abbott, ha commentato le rivelazioni.
Intanto, rivelazioni simili sono emerse anche in Italia. Una centrale di spionaggio elettronico americano si troverebbe a Milano, nascosta sui tetti del consolato statunitense, rivela l’Espresso nel numero in edicola domani, sulla base dei documenti originali di Snowden. A Milano avrebbe agito una stazione automatizzata, in grado di raccogliere dati sul traffico telefonico e intercettare conversazioni, subito ritrasmesse negli Usa. Invece nell’ambasciata di Roma ci sarebbe stato un team di specialisti del Scs, l’unità scelta dell’intelligence Usa. Secondo quanto riposrta il settimanale entrambe le cellule italiane nel 2010 avrebbero ricevuto le stesse apparecchiature usate per ascoltare le conversazioni di Angela Merkel.
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