Washington (Usa), 30 ago. (LaPresse/AP) – Obama non ha ancora deciso sulla Siria, ma l’ipotesi di un attacco resta concreta. Nonostante la marcia indietro di Londra, dove ieri il Parlamento britannico ha bocciato la proposta di un intervento militare in Siria, e il no della Nato, che ha fatto sapere che non ci sarà un attacco da parte dell’Alleanza, Obama valuta l’ipotesi di “un’azione limitata e ristretta”. In ogni caso senza truppe di terra, ribadisce, e John Kerry garantisce che non sarà un nuovo Iraq. Washington accelera e pubblica le prove raccolte dall’intelligence Usa, in base alle quali l’amministrazione Obama attribuisce al regime di Assad la responsabilità dell’attacco con armi chimiche dello scorso 21 agosto. In mattinata Obama ha incassato l’appoggio di François Hollande, che in un’intervista a Le Monde ha dichiarato che la Francia può procedere con i piani di intervento in Siria nonostante il no del Parlamento inglese e non ha escluso la possibilità di un’azione prima di mercoledì. Favorevole a un attacco anche la Turchia. Sul fronte del no invece Germania e Italia: “Si rischia una deflagrazione mondiale”, ha avvertito Bonino. Intanto gli ispettori dell’Onu hanno completato la raccolta dei campioni sui siti degli attacchi chimici e domani ripartiranno da Damasco alla volta dell’Aia.

OBAMA: NON HO DECISO, VALUTO AZIONE LIMITATA. Nel suo intervento di stasera, giunto prima di un incontro con i leader dei Paesi baltici, Obama è apparso molto determinato: “Non possiamo accettare un mondo in cui donne, bambini e civili innocenti vengano attaccati con il gas”. “Non ho ancora deciso” ma “stiamo valutando la possibilità di un’azione limitata e ristretta”, ha detto il presidente Usa, sottolineando poi che l’attacco con armi chimiche in Siria è “una sfida al mondo” e minaccia gli interessi di sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Obama ha evidenziato che si tratta di una minaccia anche per gli alleati nella regione come Israele, Turchia e Giordania e ha denunciato “un’incapacità del Consiglio di sicurezza di andare avanti”.

USA: ASSAD RESPONSABILE DI ATTACCO CHIMICO, 1429 MORTI. Poco prima dell’intervento di Obama, l’amministrazione Usa aveva pubblicato una valutazione dell’intelligence sull’attacco chimico dello scorso 21 agosto nei sobborghi est di Damasco. La relazione ha appurato con “alto livello di certezza” che sarebbe del governo di Bashar Assad la responsabilità dell’attacco con armi chimiche condotto lo scorso 21 agosto a est di Damasco. Secondo le cifre fornite dalla valutazione d’intelligence Usa, il bilancio di quell’attacco sarebbe di 1.429 morti, 426 dei quali bambini e Assad avrebbe usato un gas nervino non identificato. Si tratta di un bilancio significativamente più alto di quello riportato dalla Siria da attivisti e soccorritori, ma il documento non ne fornisce spiegazioni. La formula ‘alto livello di certezza’ o ‘high confidence’, spiega la relazione, è la posizione più forte che le agenzie Usa di intelligence possano assumere subito prima della conferma ultima. L’amministrazione ha reso pubblici solo alcuni documenti, mentre altri restano riservati e saranno messi a disposizione degli alleati e del Congresso. Nel corso della conferenza stampa in cui ha illustrato le informazioni di intelligence, il segretario di Stato americano John Kerry ha spiegato che non tutti i risultati possono essere diffusi “per proteggere fonti e metodi”.

KERRY: NON SARA’ UN NUOVO IRAQ. I documenti sono stati diffusi mentre Kerry cominciava la sua conferenza stampa mirata proprio a riferire a proposito delle informazioni di intelligence. Il capo della diplomazia americana ha assicurato che le indagini sono state fatte “tenendo ben presente l’esperienza dell’Iraq” e che “non ripeteremo quel momento”. Il segretario di Stato ha tuonato che gli Stati Uniti sanno precisamente da dove i missili sono stati lanciati e a che ora. Inoltre ha aggiunto che, in una delle comunicazioni intercettate, un alto funzionario del regime siriano ha confermato l’uso di armi chimiche da parte del governo di Bashar Assad e aveva il timore che gli ispettori Onu avrebbero scoperto le prove. Stando alle informazioni citate da Kerry, “per tre giorni prima dell’attacco chimico membri del regime siriano e personale deputato all’uso di armi chimiche sono stati sul terreno per i preparativi” e i membri del regime sul posto sarebbero stati informati di dovere indossare maschere antigas. Sull’uso di armi chimiche in Siria l’Onu non può dire al mondo nulla che gli Stati Uniti non sappiano già e non abbiano già reso pubblico, ha proseguito Kerry. “Crediamo nelle Nazioni unite e abbiamo grande rispetto per le indagini degli ispettori”, ha detto, ma “abbiamo bisogno di chiederci quale sia il rischio di non fare niente”.

HOLLANDE FAVOREVOLE A INTERVENTO. Dopo il no del Parlamento britannico, al quale Cameron ha fatto sapere che si atterrà anche se non si tratta di un voto vincolante, a fianco degli Stati Uniti rimane la Francia. In un’intervista a Le Monde il presidente francese François Hollande non esclude un intervento in Siria prima di mercoledì, data in cui il Parlamento francese dovrà riunirsi in sessione straordinaria per discutere della Siria. “Il massacro chimico di Damasco non può e non deve rimanere impunito”, ha affermato Hollande, precisando tuttavia che “non prenderò una decisione prima di avere in mano tutti gli elementi che la giustificherebbero”. E la Turchia fa sapere che “non c’è alcun dubbio che il regime siriano sia dietro l’attacco con armi chimiche”.

NO DA NATO E GERMANIA, BONINO: RISCHIO DEFLAGRAZIONE. Un no all’attacco arriva invece dalla Nato. Dalla Danimarca il segretario generale, Anders Fogh Rasmussen, ha fatto sapere che l’Alleanza non ha in programma un intervento militare. E così pure la Germania: “Non abbiamo considerato alcuna partecipazione militare tedesca e non lo stiamo facendo”, ha dichiarato il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert. Dall’Italia invece, oltre a ribadire il no a un’azione militare, in un’intervista a SkyTg24 il ministro degli Esteri Emma Bonino ha affermato che “da un conflitto drammatico e terribile corriamo il rischio di una deflagrazione addirittura mondiale”.

TELEFONATE OBAMA-CAMERON E OBAMA-HOLLANDE. Intanto continuano a susseguirsi in modo frenetico i contatti tra Washington, Londra e Parigi. In serata Obama ha sentito Cameron e i due hanno “concordato sul fatto che la loro cooperazione sulle questioni internazionali proseguirà in futuro ed entrambi hanno ribadito la loro determinazione a trovare una soluzione politica al conflitto siriano portando insieme tutte le parti”, fa sapere Downing Street. Dall’Eliseo invece giunge notizia del colloquio Obama-Hollande, nel quale i due sono stati concordi sul fatto che “la comunità internazionale non può tollerare l’uso di armi chimiche, che deve ritenerne responsabile il regime siriano e che debba inviare un messaggio forte per denunciarne l’utilizzo”.

DOMANI ISPETTORI ONU LASCIANO SIRIA. In Siria gli ispettori delle Nazioni unite hanno terminato la raccolta dei campioni dal luogo dell’attacco dello scorso 21 agosto e si preparano a ripartire domani per L’Aia. Un portavoce dell’Onu, Martin Nesirky, spiega che i campioni raccolti verranno consegnati a diversi laboratori in Europa. Oggi la squadra Onu ha anche fatto visita a un ospedale militare del governo a Damasco per indagare su altre accuse, avanzate del governo siriano, e relative al caso di decine di soldati che sarebbero stati vittime a loro volta di un attacco con armi chimiche.

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