Washington (Usa), 30 ago. (LaPresse/AP) – Le indagini di intelligence condotte dagli Stati Uniti sul presunto attacco con armi chimiche a est di Damasco dello scorso 21 agosto sono state fatte “tenendo ben presente l’esperienza dell’Iraq” e “non ripeteremo quel momento”. Lo ha assicurato il segretario di Stato americano, John Kerry, spiegando che per questo i risultati dell’indagine sono stati resi disponibili pubblicamente, anche se alcuni sono stati mantenuti riservati “per proteggere fonti e metodi” e sono stati dunque resi disponibili solo ai parlamentari e agli alleati. Il rapporto che contiene le informazioni è stato pubblicato oggi pomeriggio proprio mentre era in corso la conferenza stampa di Kerry.

Il capo della diplomazia americana ha illustrato le informazioni raccolte dall’intelligence Usa sul presunto attacco con armi chimiche della scorsa settimana in Siria. Innanzitutto emerge con un “alto livello di certezza” che il regime di Bashar Assad sarebbe responsabile dell’attacco chimico. Tra le prove citate da Kerry, e contenute nella relazione, il fatto che i missili utilizzati sarebbero stati lanciati “da zone controllate dal regime e indirizzati solo verso zone controllate dall’opposizione”. Kerry ha detto che gli Stati Uniti sanno precisamente da dove i missili sono stati lanciati e a che ora, aggiungendo che un alto funzionario del regime siriano ha confermato l’uso di armi chimiche da parte del governo di Bashar Assad e aveva il timore che sarebbe stato scoperto. Inoltre, stando alle informazioni citate da Kerry, “per tre giorni prima dell’attacco chimico membri del regime siriano e personale deputato all’uso di armi chimiche sono stati sul terreno per i preparativi” e i membri del regime sul posto sarebbero stati informati di dovere indossare maschere antigas.

Il bilancio dell’attacco chimico, in base alle informazioni raccolte, sarebbe di 1429 siriani uccisi, tra cui 426 bambini, ha detto Kerry. Si tratta di cifre significativamente più alte rispetto a quelle riportate dalla Siria da attivisti e soccorritori.

Secondo il segretario di Stato, inoltre, sull’uso di armi chimiche in Siria l’Onu non può dire al mondo nulla che gli Stati Uniti non sappiano già e non abbiano già reso pubblico. “Crediamo nelle Nazioni unite e abbiamo grande rispetto per le indagini degli ispettori”, ha detto Kerry, aggiungendo tuttavia che “abbiamo bisogno di chiederci quale sia il rischio di non fare niente”. Poi la conclusione: “Sappiamo che il popolo americano è stanco della guerra, credetemi anch’io lo sono”, ha detto Kerry, assicurando comunque che “nessun soldato sarà mandato sul campo”.

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