Beirut (Libano), 29 ago. (LaPresse/AP) – Un’azione militare internazionale contro la Siria costituirebbe “una grave minaccia” per la sicurezza e la stabilità della regione e soprattutto del Libano. Lo ha detto il ministro degli Esteri libanese, Adnan Mansour, in un’intervista ad Associated Press, aggiungendo che eventuali attacchi punitivi contro la Siria senza un mandato delle Nazioni unite saranno considerati “una diretta aggressione” contro Damasco. Un intervento militare contro la Siria, ha avvertito Mansour, inasprirebbe le tensioni in Libano e aumenterebbe in misura drammatica il numero di rifugiati siriani nel Paese dei cedri. Il Libano, che ha una popolazione di 4,5 milioni di abitanti, ospita attualmente quasi un milione di profughi siriani.
“Un attacco militare limitato o esteso, condotto da uno o più Paesi contro la Siria, è una seria minaccia a sicurezza e stabilità della regione”, ha dichiarato Mansour, considerato simpatizzante del regime del presidente siriano Bashar Assad. “Ogni azione militare contro qualsiasi Paese, in particolare contro uno Stato arabo, che non è radicato nella legge internazionale e nel Consiglio di sicurezza Onu, è una diretta aggressione contro questo Stato”, ha aggiunto. Un timore è che un attacco Usa contro Assad causi vendette di Hezbollah contro Israele, in quanto alleato degli Stati Uniti, trascinando potenzialmente lo Stato ebraico in un conflitto più ampio. Mansour ha avvisato che in una situazione simile il Libano sarebbe coinvolto: “Una simile operazione avrebbe ripercussioni negative su sicurezza e stabilità del Libano, così come sulle questioni sociali e umanitarie”.
Non ci può essere alternativa alla soluzione diplomatica, secondo Mansour, per mettere fine alla guerra civile siriana, mente una azione militare non farebbe altro che “complicare” la situazione. “Abbiamo l’esperienza – ha detto – di Afghanistan e Iraq. L’Iraq ancora sta portando le conseguenze del caos, dell’instabilità e della mancanza di sicurezza”. Il ministro libanese ha anche respinto le accuse secondo cui il regime di Damasco sarebbe responsabile del presunto attacco con armi chimiche del 21 agosto, che ha ucciso centinaia di persone. Ha detto infatti che prima di formulare accuse è necessaria una indagine: “Il regime non può essere accusato prima”. Dare colpe al regime prima delle conclusioni delle indagini, ha aggiunto, dà l’impressione di voler creare le condizioni per giustificare una operazione militare.
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