Il Cairo (Egitto), 23 ago. (LaPresse/AP) – Nuovo venerdì di protesta in Egitto. Un giorno dopo la scarcerazione di Hosni Mubarak, trasferito ieri ai domiciliari in un ospedale militare a sud del Cairo, i Fratelli musulmani tornano in piazza a sostegno di Mohammed Morsi, presidente deposto lo scorso 3 luglio con un colpo di Stato. Cortei si stanno tenendo sotto rigida sicurezza al Cairo e Giza, oltre che nei governatorati di Assuan, Suez, Minya e Fayoum. Anche gli oppositori di Morsi sono scesi in piazza, per protestare contro il rilascio di Mubarak. Intanto una prima bozza nella nuova versione della Costituzione, attualmente sospesa, è stata completata e pubblicata sui media locali; si tratta del primo passo per modificare la Carta elaborata dalla Fratellanza e approvata l’anno scorso con un referendum.

RIGIDE MISURE SICUREZZA. Al Cairo da stamattina i soldati hanno chiuso al traffico la piazza Tahrir e hanno allestito barricate di filo spinato in alcuni degli accessi alla piazza. Veicoli corazzati sono stati disposti intorno al palazzo presidenziale e nei pressi della moschea Rabaah al-Adawiya, epicentro del principale sit-in pro Morsi per diverse settimane prima del brutale sgombero del 14 agosto.

FRATELLANZA IN PIAZZA UN GIORNO DOPO RILASCIO MUBARAK. Il partito politico dei Fratelli musulmani, Libertà e giustizia, ha scritto sul proprio profilo Facebook che le manifestazioni di oggi sono contro il golpe del 3 luglio scorso e contro coloro che cercano di “appropriarsi” della rivolta del 25 gennaio 2011, cioè quella che portò alla destituzione del regime di Hosni Mubarak. Le proteste di oggi arrivano il giorno dopo il rilascio dell’ex raìs dal carcere, da dove è stato trasferito ieri nell’ospedale militare di Maadi, sobborgo a sud del Cairo. Nel convocare le proteste, tuttavia, i sostenitori di Morsi non hanno menzionato la scarcerazione di Mubarak. Le manifestazioni di oggi sono le prime dopo l’arresto del leader della Fratellanza, Mohammed Badie, accusato di incitamento alle violenze. Quasi 80 membri del gruppo islamico, tra cui alcuni leader e un portavoce, sono stati arrestati alla vigilia delle manifestazioni.

Gli organizzatori delle proteste hanno inviato ai giornalisti video in streaming da diversi luoghi in cui si tengono le manifestazioni per compensare la chiusura di alcune tv islamiche avvenuta dopo il golpe del 3 luglio scorso. Nel corso delle marce i manifestanti hanno esibito gli adesivi gialli con il simbolo del sit-in di Rabaah al-Adawiya, cioè il palmo della mano aperto e quattro dita alzate. Nella zona nord del Cairo, inoltre, i manifestanti hanno alzato uno striscione con su scritto: “Mubarak e i suoi aiutanti assolti mentre il popolo egiziano viene impiccato”. Molti inoltre gli slogan contro il generale al-Sisi, capo dell’esercito, definito un traditore.

ANTI MORSI PROTESTANO CONTRO SCARCERAZIONE MUBARAK. A protestare espressamente contro la scarcerazione di Mubarak sono stati oggi alcuni gruppi rivoluzionari anti Morsi, che si sono radunati davanti all’Alta corte del Cairo.

OLTRE MILLE MORTI DA DESTITUZIONE MORSI. Sono oltre mille le persone uccise in Egitto dalla destituzione di Mohammed Morsi, che ha provocato proteste di piazza represse in modo violento dall’esercito. Morsi è stato deposto lo scorso 3 luglio con un colpo di Stato e al suo posto si è insediato un governo ad interim, sostenuto dai militari, con Adly Mansour presidente e il generale Abdel-Fatah el-Sissi ministro della Difesa. Da allora Morsi si trova agli arresti e il Paese è spaccato fra sit-in pro-Morsi e detrattori dell’ex presidente. Il mese scorso era stato nominato vice presidente Mohamed ElBaradei, premio Nobel per la Pace, che si è però dimesso a seguito del bagno di sangue del 14 agosto e della successiva imposizione dello stato di emergenza e del coprifuoco per un mese.

Il 14 agosto le forze di sicurezza hanno lanciato di prima mattina dei raid per sgomberare i due sit-in pro Morsi al Cairo: quello più piccolo in piazza al-Nahda, vicino all’università, e il principale nei pressi della moschea di Rabaah al-Adawiya, nel quartiere orientale di Nasr City. Nel bagno di sangue che ne seguì sono morte, secondo le cifre ufficiali, 636 persone e i feriti sono migliaia. Il venerdì successivo, inoltre, nel ‘Giorno della rabbia’ indetto dai Fratelli musulmani per protestare contro quella repressione, il governo utilizzò nuovamente la violenza e si registrarono circa 200 morti.

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