Londra (Regno Unito), 20 ago. (LaPresse/AP) – Non si placano le tensioni a due giorni dall’arresto temporaneo da parte delle autorità britanniche di David Miranda, compagno del giornalista del Guardian Glenn Greewald, il primo reporter a raccogliere e pubblicare le rivelazioni di Edward Snowden su programmi segreti di sorveglianza del governo Usa. Oggi interviene direttamente il governo di Londra che ribadisce la correttezza dall’azione della polizia, che ha agito secondo l’articolo 7 del Terrorism Act. Mentre il quotidiano britannico fa sapere che Miranda farà causa alle autorità britanniche e apre un nuovo capitolo della vicenda, rivelando come lo stesso Guardian sia stato costretto su pressione dei servizi segreti del Regno Unito a distruggere schede di memoria.

LONDRA: FERMO MIRANDA RISPETTA LEGGI. “Il governo e la polizia – ha spiegato oggi l’Home Office, il ministero dell’Interno britannico, in una nota – hanno il dovere di proteggere la popolazione e la nostra sicurezza nazionale. Se la polizia crede che un individuo sia in possesso di informazioni rubate altamente sensibili che possano aiutare il terrorismo, allora deve agire e la legge fornisce la cornice in cui farlo. Coloro che si oppongono a questo tipo di azioni devono pensare bene a ciò che stanno giustificando”.

UFFICIO CAMERON: AL CORRENTE, CON COINVOLTI. E dopo che ieri il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest ha rivelato che il governo di Londra aveva avvertito in anticipo gli Usa che sarebbe stato effettuato l’arresto, rompe il silenzio anche l’ufficio del premier David Cameron. L’ufficio, fanno sapere da Londra, è stato “tenuto al corrente dell’operazione” che ha portato all’arresto di Miranda, ma non è stato coinvolto nella decisione.

AZIONI LEGALI. Ma Greenwald e il compagno non stanno a guardare. Come confermato dal direttore del Guardian, Alan Rusbridger, i due presenteranno un’azione legale nei confronti del governo per l’episodio e chiederanno la restituzione del materiale informatico che è stato sottratto al 28enne brasiliano al momento dell’arresto, durato nove ore, il massimo consentito per legge. Miranda è stato fermato all’aeroporto di Heathrow alle 8.05 di domenica mattina, mentre stava facendo scalo di rientro dalla Germania dove aveva incontrato la regista Laura Poitras. Questa gli ha fornito materiale utile al giornalista suo compagno di vita.

AVVOCATO: FERMO AVRA’ GRAVI CONSEGUENZE. Lo studio legale Bindmans, che rappresenta Miranda, fa sapere di aver già scritto alla polizia e al governo britannici per chiedere garanzie che non ci siano “ispezioni, copie, rivelazioni, trasferimenti, distribuzione o interferenze, in nessun modo, con i dati del nostro cliente”. “Siamo molto preoccupati – ha sottolineato l’avvocato Kate Goold – per il modo illegale in cui sono stati usati questi poteri e per l’effetto agghiacciante che questo avrà sulla libertà di espressione”.

GUARDIAN COSTRETTO A DISTRUGGERE MATERIALI. Altro capitolo è quello aperto dal direttore del quotidiano britannico che oggi, in un articolo pubblicato sul sito, racconta che due agenti britannici del Gchq hanno assistito alla distruzione di alcuni dischi rigidi di proprietà dello stesso Guardian. Si è trattato, ha scritto Rusbridger, di “uno dei più bizzarri momenti della lunga storia del Guardian”. I dischi sarebbero stati rotti nel seminterrato degli uffici del quotidiano, a nord di Londra, alla presenza “due esperti della sicurezza del Gchq che hanno supervisionato la distruzione, solo per assicurarsi – scrive – che non ci fosse nulla nei pezzi di metallo che potesse essere di qualche interesse per venir consegnato agli agenti cinesi”.

CONTINUE PRESSIONI. Non è chiaro quando l’episodio sia avvenuto e Rusbridger ha dato solo indicazioni vaghe, suggerendo che potrebbe essere successo lo scorso mese. Il direttore definisce la distruzione come il culmine di settimane di pressioni sul Guardian da parte dei funzionari britannici. Poco dopo che il giornale ha iniziato a pubblicare notizie basate sulle rivelazioni di Snowden a inizio giugno, il direttore spiega di essere stato contattato da un “funzionario del governo che sosteneva di rappresentare le visioni del primo ministro” e che chiedeva la restituzione o la distruzione del materiale fornito dall’informatore. Poi si sarebbero susseguiti alcuni incontri in cui i funzionari hanno domandato al Guardian di attenersi alle richieste. Fino a quando, aggiunge, i funzionari hanno minacciato azioni legali e a quel punto il direttore ha permesso agli agenti di recarsi nel seminterrato dello stabile per assistere alla distruzione dei materiali. No comment dal portavoce di Cameron.

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