Londra (Regno Unito), 5 ago. (LaPresse/AP) – La polizia metropolitana di Londra ha presentato le proprie scuse per la morte dell’edicolante Ian Tomlinson nel corso delle proteste contro il G20 nel 2009 nella capitale britannica. Lo fa sapere la stessa Scotland Yard, spiegando che le autorità hanno trovato un accordo in cui si riconosce “la sofferenza che (la vedova, ndr) Julia Tomlinson e la famiglia hanno sopportato con dignità negli ultimi quattro anni”. Non sono stati resi noti i dettagli dell’intesa. In una nota, il vice assistente commissario Maxine de Brunner fa sapere di accettare la “piena responsabilità” per le azioni di Harwood e si scusa “senza riserve” per l’uso eccessivo della forza da parte dell’agente.
L’uomo, 47anni, fu trovato morto dopo essere stato colpito con un manganello e gettato a terra con violenza dal poliziotto Simon Harwood, mentre camminava nei pressi delle proteste, a cui tra l’altro nemmeno partecipava. Tornando a casa dal lavoro, Tomlison provò ad attraversare un cordone della polizia volto a contenere le manifestazioni e, passando di fianco alle forze si sicurezza, fu colpito dall’agente. Morì poco dopo. Inizialmente si parlò di un infarto, ma poi un video pubblicato dai media britannici rivelò l’intervento del poliziotto. L’autopsia indicò che l’uomo aveva riportato lesioni interne.
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