Fort Meade (Maryland, Usa), 30 lug. (LaPresse/AP) – Bradley Manning colpevole di spionaggio e furto, ma non di aiuto il nemico. È il verdetto pronunciato dalla corte marziale di Fort Meade, nel Maryland, contro il soldato statunitense accusato di aver passato oltre 700mila documenti segreti militari al sito WikiLeaks, fondato da Julian Assange. Ad annunciare la sentenza è stata poco dopo le 19 ora italiana la giudice militare Denise Lind. Evitato l’ergastolo senza possibilità di condizionale, resta ora da capire a quanto ammonterà la pena. Domani si apre l’udienza che porterà fino alla decisione definitiva. Il rischio è una condanna fino a 136 di detenzione.
COLPEVOLE DI 20 REATI. Il soldato è stato riconosciuto colpevole di 20 dei 22 reati per cui era a processo, tra cui sei di spionaggio, cinque di furto, uno di frode informatica e altre infrazioni militari. Assolto, oltre che per l’accusa più grave di connivenza con il nemico, anche per uno dei capi di imputazione per spionaggio. Secondo il giudice, infatti, i procuratori non hanno apportato abbastanza prove per dimostrare che il soldato iniziò a inviare materiale segreto a WikiLeaks alla fine del 2009. Manning ha ammesso di aver incominciato a passare i documenti a febbraio 2010.
AVVOCATO: VINTA BATTAGLIA, ORA RESTA GUERRA. Soddisfatto per il verdetto l’avvocato del soldato, David Coombs. “Abbiamo vinto una battaglia, ora abbiamo bisogno di vincere la guerra. Oggi è una buona giornata, ma Bradley non è affatto fuori dal fuoco”., ha commentato il legale che, uscendo dal tribunale militare è stato accolto dagli applausi e dai “grazie” di alcune decine di sostenitori di Manning, soddisfatti del suo lavoro. Al momento della lettura della sentenza, il soldato non ha dimostrato particolari reazioni, mentre Coombs ha sorriso e ha posato una mano sulla spalla del 25enne sussurando qualcosa che ha fatto scattare un piccolo sorriso sul volto del soldato.
LA CONFESSIONE E GLI OBIETTIVI. A febbraio, nel corso dell’udienza preliminare, Manning si era detto colpevole di reati minori che avrebbero potuto portarlo 20 anni dietro le sbarre, ammettendo di aver agito per mettere in luce la “sete di sangue” delle forze militari Usa e il loro disprezzo per le vite umane. Inoltre spiegò di aver scelto di diffondere informazioni che credeva non avrebbero danneggiato gli Usa, con l’obiettivo invece di avviare un dibattito sulla politica estera e militare.
I DOCUMENTI DIFFUSI. Il giovane ha riconosciuto di aver passato diversi documenti a WikiLeaks. Tra di essi anche un video del 2007 in cui è possibile vedere un elicottero statunitense attaccare e uccidere un gruppo di civili in Iraq, tra cui un fotografo dell’agenzia Reuters e il suo autista. Nell’audio del video si sentono i militari ridere e chiamare gli obiettivi “bastardi”.
ASSANGE: CONDANNA DIMOSTRA ESTREMISMO AMMINISTRAZIONE OBAMA. La condanna di Manning, ha commentato in serata Assange dall’ambasciata dell’Ecuador di Londra, “è un pericoloso precedente e un esempio dell’estremismo di sicurezza nazionale. Questo non è mai stato un processo giusto”. L’unica vittima di Bradley, ha aggiunto, è “l’orgoglio ferito del governo Usa, ma l’abuso di questo giovane non è stato il modo per ripristinarlo. Piuttosto, l’abuso di Bradley Manning ha lasciato il mondo con un senso di disgusto di quanto è caduta in basso l’amministrazione Obama. Non è un segno di forza, ma di debolezza”.
AMNESTY: PRIORITA’ USA SONO SOTTOSOPRA. Dura anche la condanna di Amnesty International, secondo cui il governo statunitense è guidato da “priorità fuori luogo”. “Perseguire l’accusa di avere aiutato il nemico rappresenta un serio tentativo di oltrepassare i limiti della legge, già solo per il fatto che non ci sono prove credibili che Manning intendesse danneggiare gli Usa con la trasmissione di informazioni riservate a WikiLeaks”, ha dichiarato Widney Brown, direttore di legge e politica internazionale di Amnesty. “Le priorità di Washington – ha aggiunto – sono sottosopra. Il governo Usa ha rifiutato di indagare su credibili accuse di tortura e altri crimini nonostante prove schiaccianti. Tuttavia ha deciso di perseguire Manning, che pare volesse fare la cosa giusta, rivelare le prove del comportamento illecito del governo”.
GIORNALISTA SCOOP NSA: SCHEGGIA DI GIUSTIZIA. Più ottimista il giudizio Glenn Greenwald, giornalista, opinionista ed ex avvocato per i diritti civili che per primo ha riportato le rivelazioni di Edward Snowden sul programma di sorveglianza Usa. L’assoluzione di Manning dall’accusa di avere aiutato il nemico, ha affermato, rappresenta una “piccola scheggia di giustizia”.
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