Rio de Janeiro (Brasile), 23 lug. (LaPresse) – Il Papa, ufficialmente, ha dedicato l’intera giornata del 23 luglio al riposo. Le delegazioni dei giovani cattolici continuano ad arrivare e a circolare per le strade e le spiagge di una Rio de Janeiro che passa, con una facilità incomprensibile a coloro che non sono abituati ai capricci dei Tropici, dal caldo asfissiante al freddo umido dell’ hivernage equatoriale. Domani, in elicottero, l’ex arcivescovo di Buenos Aires ed estensore del documento Celam (la conferenza episcopale latino americana) “Aparecida 2007” raggiungerà in elicottero il santuario mariano più importante del continente sud americano, secondo per importanza solo a quello di Guadalupe che, situato in Messico, appartiene alla realtà “latina” ma è geograficamente situato nel Nord della Americhe.

Mentre i media brasiliani, nelle lunghe dirette che dedicano al soggiorno papale, abbondano di indiscrezioni immaginifiche (le Tv estere stanno perdendo tempo a mezzi per andare sul Corcovado dove si presume il Pontefice abbia espresso l’intenzione di andare a venerare la ciclopica immagine del Cristo Redentore) l’evento di Aparecida rischia di passare in sordina. Eppure, è il documento programmatico della Conferenza episcopale latino americana, redatta da Bergoglio, dopo la visita di Benedetto XVI a conclusione dell’assemblea generale dell’episcopato continentale, ad ispirare anche l’attuale prassi pastorale di Papa Bergoglio. Nel santuario mariano della piccola città di Aparecida, che un architetto immaginifico ha dotato di una basilica copiata, per misure e forme, a quella di Massenzio di Roma, avverrà la più grande riunione di vescovi dopo il Concilio Vaticano II. E quello che sarà il disegno della Chiesa bergogliana verrà così ratificata, anche contro le opinioni e le azioni di qualsiasi e più o meno presunto “partito romano”, da un’assise che ancora una volta esprimerà coralmente il consenso espresso dai cardinali elettori al momento della successione a Benedetto XVI.

E’ dagli inizi degli anni Settanta, prima con Medellin poi con Puebla e le altre grandi assemblee, fino ad Aparecida 2007 che l’episcopato latino americano funge da “pensatoio” per le prassi pastorali della Chiesa Universale. La fine del monopolio occidentale sulla cattedra di Pietro va inquadrata su questo orizzonte che, oggi come ieri, la Chiesa non improvvisa mai. Ieri, in molti hanno sorriso, sull’aereo papale, sul volo che portava Francesco verso Rio de Janeiro, quando è stato chiamato a salutare il Pontefice Marzio Campos, giornalista e volto noto dell’emittente carioca Banderante. Frugando nel suo bagaglio per recuperare un’impressionante quantità di rosari, immaginette e altri oggetti devozionali, il giornalista aveva interrotto lo scorrere della fila di colleghi che, a uno a uno, venivano presentati al Pontefice.

Per interrompere il leggero imbarazzo che si stava creando, il giornalista ha fatto ricorso ad una battuta molto cara a tutti i brasiliani:”Dio è brasiliano!”. “Per questo”, gli ha prontamente rilanciato Papa Bergoglio, “si è scelto un Papa argentino: non gli piace vivere in regime di monopolio”. Ad Aparecida, forse, il monopolio che alcune culture ancora pensano di avere sulla Chiesa, verrano definitivamente abbandonate.

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